L'ultimo saluto a Mario Grillo:
rose rosse e due maglie del Rieti.
Cicchetti: «La città ti è riconoscente»

(Foto Riccardo Fabi/Meloccaro)
di Marco Ferroni
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Sabato 18 Maggio 2019, 17:59 - Ultimo aggiornamento: 18:23

RIETI - La maglia del Rieti appoggiata sul cuscino di rose che copriva la bara, il nome e il cognome impresso dietro le spalle e tutt'intorno una folla commossa, che la Cattedrale di Santa Maria a fatica riusciva a contenere. La città ha voluto salutare così Mario Grillo, l'imprenditore reatino, 67 anni, venuto a mancare all'alba di giovedì dopo una malattia combattuta strenuamente, ma contro la quale nulla ha potuto.
 

 

Al capezzale della famiglia, i parenti, ma anche e soprattutto i tanti amici conosciuti grazie alla sua attività imprenditoriale - l'autodemolizione - e alla sua passione, il calcio: c'era il presidente Riccardo Curci, col quale ha risollevato le sorti del club nell'estate del 2015, c'era il direttore generale Pierluigi Di Santo che, visibilmente commosso, ha estratto dalla tasca quel vessillo amarantoceleste «che Mario ha voluto mettessimo anche dentro la bara: simbolicamente ci si è voluto portare dietro e noi lo porteremo sempre nel nostro cuore, perché impossibile dimenticare la sua bontà d'animo, il suo sorriso, la sua disponibilità».

A celebrare la funzione religiosa, don Mariano Assogna e don Salvatore Nardantonio, che con una predica molto semplice hanno voluto ricordare il Mario Grillo marito, padre, nonno, ma anche il Mario Grillo imprenditore e amico di tutti, che non disdegnava mai una parola o un consiglio a chi glielo chiedeva.

Commosso il ricordo finale della cugina, la giornalista Rai Gemma Giovannelli, che ha descritto il «maggiore dei cugini, gran lavoratore, schiena dritta nella vita, una proprietà ereditata dal padre Nello. Neanche la malattia è riuscita a scalfire quella bellezza che ti è sempre stata riconosciuta, tu imprenditore arguto e lungimirante, apprezzato in città perché hai sempre saputo guardare oltre, grazie al sostegno della tua famiglia. La tua vacanza era il lavoro: te ne sei andato senza alcun rimpianto».

Presente tra la gente anche il sindaco Antonio Cicchetti, il quale prima dell'uscita del feretro dalla chiesa, dove ad attenderlo c'erano i tifosi del Rieti, i ragazzi della curva nord che gli hanno deposto una sciarpa sulla bara, ha voluto spendere due parole per Mario Grillo. 

«La grandezza di un uomo, purtroppo, si conosce sempre il giorno del suo funerale - ha detto Cicchetti - e la tanta gente presente oggi in questa Cattedrale testimonia quanto affetto Mario nutriva in città anche attraverso lo sport che amava. Mario, si è sempre prodigato per questa città e lo ha sempre fatto in silenzio senza aspettare di ricevere nulla in cambio testimoniando una nobiltà d'animo che di questi tempi è merce rara. Questa città ti è riconoscente, figlio umile, ma capace».

Per dare l'ultimo saluto a Mario Grillo, da Padova è arrivato anche l'ex tecnico del Rieti, Carmine Parlato, che con gli occhi lucidi e la voce rotta dalla commozione, ha sottolineato come «mai come stavolta è calzante il detto "sono sempre i migliori che se ne vanno". Sin dal primo giorno in cui ci siamo conosciuti - dice il tecnico - mi ha sempre dato la sensazione di una persona umile, sincera, positiva e propositiva. Qualsiasi cosa gli chiedevi, lui in poco te la faceva: era da supporto sia fisico, che morale, ad avercene di persone così nel mondo. Sapevo che nell'ultimo periodo non stava bene e siccome spesso gli è capitato di venirsi a curare dalle mie parti, ci sentivamo. Ci proteggerà da lassù, perché Mario è un'anima gentile».

In disparte, ma provato dall'emozione, anche il presidente Riccardo Curci: «L'ultima partita vista insieme è stato il 14 aprile, il giorno di Rieti-Rende finita 1-1, ma quella poteva essere la partita della matematica salvezza e lui non voleva mancare nonostante fosse già in precarie condizioni. Questo per far capire l'attaccamento e l'affetto che Mario nutriva per la squadra, per questi colori, per tutti noi. Dispiace perché perdo un amico vero e sincero».

All'uscita della bara dalla porta centrale di Santa Maria, un applauso commosso e sentito dei presenti sul sagrato della Cattedrale, con la moglie Mirella e i figli Lionello e Daniela stretti nell'abbraccio di una comunità che non l'ha voluti lasciare soli in un giorno triste "riscaldato" da un raggio di sole che, d'un tratto, ha squarciato il cielo plumbeo.

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