Rieti, ristoratori e baristi sbottano: «Non siamo noi gli untori»

Dehors (Archivio)
di Giacomo Cavoli
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Mercoledì 14 Ottobre 2020, 00:10

RIETI - Niente festeggiamenti nei locali pubblici, limite fissato a 30 invitati per i banchetti e nessuna possibilità di restare in piedi fuori e dentro i locali dopo le 21, con solo servizio al tavolo fino alle 24. Finisce così che, anche a Rieti, il nuovo giro di vite imposto dal decreto firmato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte fa insorgere i ristoratori e gli esercenti dei bar, le cui proteste avevano infiammato le rispettive categorie già durante il lockdown e subito dopo la riapertura.

Le rezioni
Tra i gestori, il coro è unanime: «Non siamo noi gli untori del Covid». E tra i più furibondi c’è Carlo Stocco, ristoratore di Colle Aluffi che, considerata la location, annovera i banchetti tra i suoi punti di forza e che durante il lockdown fu promotore del movimento spontaneo di baristi e ristoratori reatini, che seguirono attivamente l’evolversi del quadro normativo ed economico: «Il nuovo Dpcm mi sembra un’assurdità, perché ci fa passare come se noi ristoratori fossimo il vero problema - si sfoga Stocco che, per sopperire all’impossibilità di organizzare banchetti, subito dopo il lockdown ha avviato anche la ristorazione “à la carte”. - Secondo le nuove linee guida, infatti, per un singolo matrimonio non posso accogliere più di 30 persone a un tavolo, mentre se propongo menù alla carta posso farne entrare molte di più.

Va bene non poter far ballare, ma perché non posso far accedere 120 persone, che sono esattamente un terzo del mio locale? Il paradosso è che se faccio sedere 30 persone con una coppia di sposi, in contemporanea potrei ospitarne altre 30 con un’altra coppia e così via, ma questo è un assurdo, perché significherebbe non rispettare le regole, aggirandole. Io non voglio infrangere le linee guida, ma nessuno pensa a chi opera nel mondo della ristorazione, soprattutto con i banchetti? Sembra che si trovi sempre un appiglio per dare la colpa al runner o al ristoratore, dopo tutti i sacrifici che stiamo facendo». A largo Fiordeponti, invece, nella zona del Ponte Romano, lo spirito dei gestori dei bar lo sintetizza bene Antonio Tittoni, tra i gestori del Depero di via Terenzio Varrone e del Tukana di largo Fiordeponti, dove non si potrà sostare in piedi, sia fuori che dentro, dopo le 21: «Qui ormai si tratta di rassegnarsi, sapere che è arrivo una nuova tempesta, aggrapparsi forte all’albero maestro e sperare di riuscire a passare anche questa - scherza amaramente Tittoni – La realtà è che queste restrizioni disincentivano l’uscita serale, restituendo la falsa immagine di poter continuare a lavorare. Sono limitazioni che hanno già ucciso chi lavorava sul pranzo, mentre ora toccherà a chi opera sul serale. Dopo aver già perso i mesi di marzo, aprile e maggio, applicare ulteriori restrizioni almeno fino a novembre provocherà soltanto enormi danni».

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