Latte, cresce la quota ai produttori: dalla Clar un aumento di 9 centesimi nei pagamenti per aiutare la filiera

Marco Lorenzoni
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Venerdì 12 Agosto 2022, 20:56

RIETI - «Siamo davanti ad uno tzunami che rischia di far chiudere molti allevamenti, piccoli caseifici a carattere familiare, aziende piccole e medie, che non reggono la violenta crisi che ha colpito il nostro settore e la maggior parte delle attività produttive del nostro Paese» – con queste parole il Presidente della Clar, Marco Lorenzoni ha aperto la conferenza stampa tenutasi in mattinata presso la sala riunioni della Centrale del Latte di Rieti.

Dopo aver passato in rassegna le criticità del settore ad iniziare dagli aumenti incontrollati della materia prima, di quelle sussidiarie e dei costi di acqua, luce, e gas, il Presidente Lorenzoni passa ad analizzare il constante processo di inglobamento delle piccole e medie attività in grandi gruppi industriali interessati maggiormente alla «standardizzazione delle produzioni» e nella «razionalizzazione dei siti produttivi» (chiusura delle piccole e medie attività acquisite e concentrazione delle produzioni in pochi stabilimenti dislocati sul territorio nazionale), spingendo sempre più verso prodotti a media e lunga durabilità, anziché verso quelli freschi, onde poter meglio razionalizzare anche i processi distributivi.

Il Presidente Lorenzoni ha ben illustrato il sostanziale approccio imprenditoriale che caratterizza le piccole e medie realtà del settore che, quale elemento distintivo invece, tendono a valorizzare sempre più la freschezza ed il localismo. «La Clar ha concesso da Luglio, un ulteriore aumento del prezzo del latte alla stalla, raggiungendo da gennaio un incremento complessivo del 46%».


Un aiuto sostanziale agli allevatori quello offerto della Clar, per garantire la sopravvivenza della filiera locale:
«Aumenti, quello della materia prima e quelli relativi a tutti gli altri costi di produzione, che non possono essere ribaltato interamente sul consumatore finale per evitare che questo alimento di primaria necessità, si trasformi in un alimento il cui costo di acquisto lo renda accessibile solo ad una fascia ristretta di consumatori», sottolinea Lorenzoni.

«Fondamentale quindi un patto di stabilità tra produttori, Centrale del Latte ed attività commerciali, per scongiurare un aumento incontrollato del prezzo del latte fresco al pubblico, salvaguardare gli allevatori che a Rieti producono un latte fresco di eccellenza e le produzioni locali. Con questo aumento, abbiamo voluto premiare Stabilità e Fedeltà tra i conferenti diretti e la Clar, tra i soci delle cooperative di appartenenza nonché le cooperative di raccolta e la Clar, nonché quella dei nostri consumatori, assorbendo una parte importante di tali costi che sono destinati ad incidere in maniera rilevante sul nostro bilancio Non si tratta solo di strategie commerciali ma in questo caso, sono vere e proprie azioni sociali, tese a consolidare un rapporto di rispetto e stima pluriennale».

Il Presidente Lorenzoni ha poi chiarito l’importanza della «Freschezza che pare non interessare molto all’Europa – ha affermato – ma è invece un nostro fiore all’occhiello – prosegue il Presidente Lorenzoni – freschezza (garantita dalla raccolta locale) e localismo nella capillare rete commerciale, sono stati da sempre il nostro elemento distintivo e sono alla base di un modello di economia circolare virtuosa, da noi sempre applicato, che genera ricchezza nel territorio del quale è parte integrante e reinveste quella così generata, sempre all’interno della medesima area geografica, raggiungendo un effetto moltiplicatore dal quale il territorio ne trae un indubbio vantaggio».

Il Presidente Lorenzoni ha poi rivolto un appello ai consumatori, quello di compiere scelte consapevoli ed in tal senso si rivolge agli organi di informazione presenti, affinché si prodighino nel ben veicolare le informazioni inerenti le differenze esistenti tra le varie tipologie di latte, «con la consapevolezza che un latte fresco fa bene alla salute e all’economia locale».

Rispondendo poi alle domande dei giornalisti il Presidente della Centrale, pur mantenendo il suo proverbiale ottimismo, ha auspicato che questa crisi non si protragga ancora a lungo: «il settore, debilitato da una già troppo lunga crisi economica; da una pandemia che ha messo in ginocchio il mondo intero; da un conflitto Russo/Ucraino, fonte diretta o semplice pretesto per azioni speculative che hanno portato ad un aumento incontrollato dei prezzi ed in fine ma non da ultima, una gravissima siccità che si protrae da molti mesi e che ha provocato una consistente riduzione della lattazione delle bovine e danni irreparabili all’agricoltura, non permetterebbe al settore di poter sopravvivere ancora senza sostanziali interventi a supporto, provocando, con tutta certezza, oltre una insostenibile inflazione sui costi, certamente una forte recessione negli acquisti».

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