Nel corso di questi mesi, l’Istituto religioso è stato gestito da personale Asl: l’Azienda ha fornito equipe multidisciplinari formate da medici, infermieri e operatori socio sanitari, ma anche attrezzature, presidi, il vitto attraverso fornitori aziendali e il servizio lavanderia, creando un vero cordone sanitario per l’isolamento. Per la prima volta nel Lazio, un’Azienda sanitaria locale, ha deciso di assumersi tale responsabilità. Si è trattato di un atto di sanità pubblica senza precedenti, risultato nel medio periodo vincente, poiché ha consentito di prevenire e contenere la pandemia e di evitare agli ospiti il trauma di un trasferimento in strutture ospedaliere e/o socio sanitarie fuori provincia.
La Direzione aziendale della Asl di Rieti, attraverso i responsabili sanitari dottor Livio Bernardini e Michele Totaro, la suora medico, suor Cecilia e il coordinatore della struttura Mauro Pitorri, ha lavorato su una presa in carico globale degli ospiti: utilizzo di farmaci anticovid, ricorso all’ossigenoterapia e confronto costante con gli Infettivologi e i Geriatri del de’ Lellis e con i Medici di Medicina Generale, che ha permesso di approntare cure mirate e immediate, con l’unico obiettivo di evitare agli ospiti l’ulteriore trauma di un trasferimento in ospedale. Sul piano dell’umanizzazione delle cure: presenza di un’equipe di psicologi e di assistenti sociali e predisposizione di alcuni strumenti di comunicazione, come Tablet di grandi dimensioni, che hanno consentito le videochiamate e il contatto visivo con i parenti per recuperare l’assenza del conforto familiare.
«Lasciare una struttura presa in carico durante una pandemia così devastante come il Covid – sottolinea il direttore generale della Asl di Rieti Marinella D’Innocenzo – e riconsegnarla, dopo la guarigione di tutti i pazienti, è un evento importante per l’Azienda, ma soprattutto è un grande risultato per la città di Rieti e per tutta la Comunità reatina».
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