Camionista di Vacone travolge e uccide donna a Roma

Vacone
di Raffaella Di Claudio e Samuele Annibaldi
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Sabato 10 Dicembre 2022, 00:10

RIETI - Le luci della villetta gialla, con pietre a faccia vista recentemente ristrutturata e situata lungo via Marchesa Augusta - quella che conduce al piccolo borgo di Vacone - sono accese. Le automobili, una jeep e un’utilitaria sono parcheggiate nel piazzale antistante all’edificio e tutt’intorno è silenzioso e buio. Flavio Focassati, 47 anni, camionista, è dentro la sua abitazione in cui vive insieme alla moglie - sposata civilmente nel municipio di Vacone - e ai figli, ma non risponde. Inutile suonare alla porta. Le grate lasciano intravedere l’interno: una tenda si scosta per guardare fuori poi si richiude. L’autista sabino è lì, recluso in regime di arresti domiciliari con l’accusa di fuga e omissione di soccorso, dopo l’incidente avvenuto il 4 dicembre sul Grande raccordo anulare della Capitale, in cui ha perso la vita Alessia Sbal, una donna romana di 42 anni.

Il paese. Alle 17 di ieri, a Vacone ci sono solo le luminarie di Natale che decorano le poche case e il fumo che esce dai comignoli. L’unico emporio del paese è già chiuso. Sulla via principale stanno passeggiando un uomo e una donna che hanno portato il loro cane fuori e ne approfittano per fumare una sigaretta. Quando ci avviciniamo e chiediamo se sono al corrente che nell’incidente sul Gra è coinvolto un loro compaesano, cadono dalle nuvole: sanno dell’incidente, ma ignorano che l’autista sia un cittadino di Vacone.
Quando pronunciamo il nome, ammettono subito di conoscerlo, cosa abbastanza scontata in un paese di 237 anime. «Poveraccio - esclama l’uomo - mi dispiace. Essendo camionista e vivendo fuori dal paese non abbiamo contatti, ma è una persona molto discreta e gentile. Tanti anni fa, faceva i lavori di movimentazione terra con la Terna, per conto dell’unione dei comuni». Ai tempi in cui il Comune di Vacone era riunito nell’unione Val d’Aia, era assunto alle dipendenze dell’Ente sovracomunale come operaio, poi decise di licenziarsi per intraprendere l’attività di camionista che attualmente sembra svolgere per conto di una ditta.
La notizia del suo coinvolgimento nel tragico incidente di Roma si sta diffondendo in paese, dove nessuno vuole parlarne.

Tentando qualche contatto telefonico con i residenti, tutti si affrettano a chiudere la conversazione: non hanno voglia di esprimere opinioni.

Le reazioni. Si limitano a definirlo come «un lavoratore che si alza la mattina presto e rientra la sera tardi e che conduce una vita ritirata per via della professione che svolge» e aggiungono solo che «è estremamente riservato». Anche il sindaco, Marino Capanna, non vuole commentare quanto accaduto al suo concittadino. «Non intendo rilasciare dichiarazioni in merito - esordisce l’amministratore. - Non ho alcun motivo per poter parlare. È una cosa assolutamente privata e personale e non ho intenzione di dichiarare nulla. Lo faccio per rispetto alla persona e al momento che sta vivendo e perché non sono dentro della vicenda».

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