Il presidente, quindi, ha invitato i giudici di pace a rivedere la fissazione oraria dei procedimenti, «ritenuto che l’attesa è determinata quasi esclusivamente dal mancato rispetto degli orari», applicando i criteri già indicati nelle precedenti comunicazioni, «calcolando il tempo necessario per ogni causa in maniera ampia e vietando l’entrata a coloro che si presentano in anticipo rispetto all’orario prefissato». In aggiunta, l’ingresso dal giudice di pace sarà regolato da un ausiliario che avrà il compito di filtrare gli ingressi e lasciare fuori chi arriva in anticipo. In questo modo, si spera di riportare un po’ di ordine in una situazione oggettivamente sfuggita di mano, ma non certo per colpa dei magistrati onorari, semmai di una diminuzione dell’attenzione generale quando sembrava che l’emergenza stesse arretrando. Invece, non è così.
Il tribunale
Una situazione che, per alcuni aspetti, si ripete anche in tribunale, ma in questo caso il problema riguarda nel penale la fissazione, alla stessa ora, di più udienze che rendono inevitabile l’affollamento e il venir meno del distanziamento sociale. I penalisti, per questo, chiedono di aumentare il numero delle sedute nel corso della settimana per diluire i processi, regolando anche gli accessi al palazzo di giustizia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA