RIETI - Non tanto un’impresa sportiva quanto un viaggio dell’anima con il vento nei capelli e il mondo da guardare con occhi diversi. Tutto in sella ad una bicicletta soprattutto quando un viaggio su due ruote – in epoca Covid – diventa senz’altro più sicuro di una meta estera. Si è appena concluso – dopo 1340 chilometri, 12 tappe e un dislivello positivo di 4346 metri – il “Giro d’Italia” del 27enne reatino, Samuele Chiari.
Con una media di circa 110 chilometri al giorno il giovane analista chimico è partito da piazza Unità d’Italia a Trieste per arrivare al Faro di Santa Maria di Leuca per uno straordinario viaggio “lungo costa” con l’Adriatico sempre alla sua sinistra.
«Credo che la bicicletta sia l’unico mezzo per cogliere ogni dettaglio di un viaggio – spiega il 27enne reatino – il viaggio più puro e coinvolgente che si possa fare. Io amo anche la fotografia quindi spesso mi soffermavo per immortalare paesaggi, città e tramonti».
Un chimico che ha saputo trovare una speciale alchimia con il mondo macinando tanti chilometri ma anche tante esperienze toccando Friuli Venezia-Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Molise e Puglia con la sua bici gravel, il miglior compromesso grazie a ruote più larghe delle bici da corsa e geometria più confortevole. A sorprenderlo particolarmente è stata la Puglia dove - oltre ad aver forato 6 volte, sulle 7 forature totali dei 12 giorni del tour - ha trovato empatia e persone straordinarie.
Il nome di questo viaggio? «A sud di nessun nord», un titolo apparentemente stravagante ma con un senso profondo: «Tutto è stato un po’ come andare contro punti di riferimento, conformismi e convenzioni, una sorta di viaggio senza bussola – racconta Samuele ancora pieno di emozione -in alcuni luoghi desolati e sperduti non sapevo più quale fosse il nord o il sud senza il riferimento di un Gps».
Poi dopo 8-9 ore di pedalata quotidiana, cena e una notte di riposo in b&b. Ma prima di andare a letto un bel massaggio alle gambe con crema d’arnica per tornare in forma. Meno rilassati i genitori: «Beh – chiude il chimico reatino – erano in pensiero, però li ho sempre aggiornati sui miei spostamenti e poi sono un po’ abituati a certe mie imprese».
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