Rieti, furto di oggetti sacri nella chiesa dei frati

Chiesa di San Rufo
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Lunedì 12 Luglio 2021, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 22:56

RIETI - «A cosa può servire un ostensorio? A noi tre frati serve per l’adorazione del giovedì sera, e a voi?». E’ un appello carico di tristezza quello dei tre frati della Comunità Minoritica di San Rufo, nel pieno centro del capoluogo, che hanno visto sparire un ostensorio dalla sacrestia della loro chiesa, con tutta probabilità tra le ore 8.30 e le 10.30 di martedì, dopo aver recitato le prime preghiere quotidiane ed essersi allontanati dall’edificio per sbrigare faccende e commissioni. Oltre all’oggetto sacro, però, mancano all’appello anche due candelabri a un braccio, che erano attaccati alle pareti della chiesa situata nella piazzetta del centro d’Italia. 
Allertati del furto i carabinieri di Rieti e denunciata la scomparsa degli oggetti, «come atto dovuto di ogni cittadino», ma «non certo con desiderio di punizione o cose simili», dicono padre Marcello, padre Fabio e padre Luigi, perché «tutti sbagliamo, ma da qualsiasi disgrazia, piccola o grande, può nascere una grazia, e magari da questo gesto può nascere un atto educativo, un pentimento». 
Padre Luigi Faraglia spiega che l’ostensorio argentato per l’adorazione del Santissimo, di valore non facilmente identificabile, era stato portato nella chiesa di San Rufo, che ne era sprovvista, dal santuario di Santa Maria della Foresta, nel quale non veniva utilizzato.

Era dunque probabilmente frutto di offerte di pellegrini o benefattori. «Non è questione di valore, ma della fiducia e soprattutto della fede delle persone che hanno voluto investire anche un solo centesimo per la preghiera al Signore». Poi, l’appello. «Vi prego - dice il conventuale - abbiate un sussulto di dignità, riportateci i candelabri e l’ostensorio, anche di nascosto! Sono oggetti utili alla nostra preghiera e sicuramente frutto di offerte della gente. Questo gesto irrispettoso verso gli offerenti, ma anche verso la Chiesa e il prossimo, è contrario ad ogni etica, per cui confidiamo in un ripensamento come atto di fiducia  che vogliamo avere verso tutti. E ovviamente tutto sarà perdonato. Pace e bene!». Staremo a vedere.

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