Sla e depressione, l’addio al giovane che amava il basket

I funerali di Riccardo Blasi
di Sabrina Vecchi
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Giovedì 1 Dicembre 2022, 00:10

RIETI - Folla a San Giovanni Reatino per l’ultimo saluto al ventiquattrenne Riccardo Blasi, morto suicida nella serata di lunedì. Presenti alle esequie non solo tanti cittadini ed amici della famiglia Blasi, ma anche diversi colleghi in divisa del papà Gianni, guardia giurata della Mondialpol. È utilizzando la sua pistola d’ordinanza che il giovane ha deciso di togliersi la vita, pare a seguito delle conseguenze del decorso della malattia di cui era affetto, la Sla. 
«Una tragedia nella tragedia», sussurrano i più. Riccardo aveva lasciato un messaggio struggente su Instagram ed era uscito con un pretesto da casa intorno alle 19, per poi recarsi con un’auto di famiglia sul Terminillo, luogo che amava molto. Lì, in località Pian de Rosce, il tragico gesto. Incredulità tra le persone assemblate nella frazione reatina in attesa del feretro portato a spalla dagli amici e sormontato da fiori bianchi. Dietro, la commozione attonita di tutti, il mondo del basket in primis. «Una disgrazia senza fine, nulla da dire. Un ragazzo splendido», dice il presidente della Npc Giuseppe Cattani, squadra dove Riccardo aveva giocato e di cui papà Gianni era stato dirigente. 
Sul sagrato della chiesa parrocchiale c’è anche Francesco Festuccia, capitano della Npc Willie Basket quando nel 2017 la squadra vinse il campionato di serie D. Si stringe nel cappotto, scuote la testa: «In squadra era partito in sordina poi aveva saputo ricavarsi il suo spazio. Un ragazzo sempre presente agli allenamenti, educato, preciso. Ci sentivamo spesso, nessuno si sarebbe aspettato nulla, sono tornato da Perugia, era doveroso esserci». Leonardo Berrettoni invece, ex compagno di squadra, è tornato da Roma: «Io sono più piccolo e giocavo nel suo stesso ruolo, era un esempio da osservare». Paolo Annibaldi conferma con poche parole: «Abbiamo giocato insieme, era molto serio e intelligente, un ragazzo a modo». 
Nel cuore di Riccardo, solo il basket. Ed è a questo sport che ha dedicato il suo ultimo video, che lo ritrae mentre centra un canestro in riva al mare, con su la scritta “Dispiace molto, è stato bello” e due cuori rossi come decoro. Un messaggio che aveva allarmato amici e familiari, i quali hanno subito dato l’allarme per avviare le ricerche, concentrate in breve tempo sul Terminillo grazie al gps del cellulare e alla grande passione del ragazzo per la montagna reatina, dov’era stato insieme al padre solo la domenica predecente. 
Individuata subito la macchina vuota parcheggiata su strada, poi le ricerche tutt’intorno, torcia alla mano. Riccardo è stato trovato da un carabiniere della stazione del monte, qualche centinaia di metri più avanti, nei pressi della fontanella, non ancora esanime. Ma a nulla sono valsi i tempestivi soccorsi e i tentativi di rianimarlo. La pistola lì accanto e nel suo zainetto un paio di pantofole, forse utilizzate per uscire silenziosamente da casa. Con la malattia il ragazzo combatteva da qualche anno, con l’aggravante dei tempi del Covid che avevano notevolmente peggiorato il suo stato d’animo ed il suo fisico. 
«Forse vedeva i suoi movimenti non più fluidi, era uno sportivo, non lo accettava», dice una ragazza con gli occhi rossi di lacrime.

A ridosso della chiesa parrocchiale, anche i fiori arrivati dall’ospedale, dove il padre faceva spesso servizio: quelli mandati dal reparto di Anatomia patologica, dagli addetti delle pulizie. La più grande è la corona degli amici, anch’essa bianca, con una grande fascia a bordi dorati e due parole che dicono tutto: “Ovunque sarai”.

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