RIETI - La strada per la candidatura a patrimonio dell’umanità dell’Unesco dell’abbazia e del borgo di Farfa è ancora lunga, ma procede nella direzione giusta. L’iter, avviato nel 2013, quando la Fondazione comunitaria del Lecchese ha iniziato a fare una ricognizione su tutti i siti benedettini presenti in Italia, è approdato a Fara Sabina nel 2017. «In quell’anno - spiega la consigliera comunale di Fara Sabina, Paola Trambusti - siamo subentrati noi, con l’abbazia e il borgo di Farfa. Da allora ci sono stati numerosi incontri ed è stato costituito un gruppo di lavoro, in cui sono presenti realtà culturali molto importanti. Tra gli otto insediamenti benedettini che si trovano in dieci Comuni, il nostro borgo è stato inserito con l’idea sia in possesso di requisiti che rispondono a specifiche richieste dell’Unesco. Per questa ragione, insieme a tutti i Comuni interessati, abbiamo pensato di costituire una rete e siglare un accordo programmatico per operare insieme, per presentare la nostra proposta al Ministero della Cultura dove avrà inizio un altro iter, abbastanza lungo, che dovrebbe terminare entro il 2026».
Le tappe. A tal proposito, il 12 maggio, l’accordo di programma (tra i Comuni di Capua, Cassino, Castel San Vincenzo, Chiusa di San Michele, Civitate, Fara Sabina, Genga, Rocchetta al Volturno, Sant’Ambrogio di Torino e Subiaco) è stato portato all’approvazione del Consiglio comunale farense, che si è espresso favorevolmente all’unanimità.