Crisi politica a Fara Sabina, Trambusti e Corradini
spiegano le dimissioni da assessore:
«Gestione nell'emergenza e cause precedenti»

L'incontro di martedì
di Raffaella Di Claudio
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Mercoledì 27 Maggio 2020, 00:52 - Ultimo aggiornamento: 14:23
RIETI - Crisi politica a Fara Sabina, Paola Trambusti e Giacomo Corradini spiegano i motivi alla base delle loro dimissioni da assessori. La nave di Basilicata è andata cozzare contro le colonnine dei termoscanner. Quando il 15 maggio, in giunta, è arrivata la proposta di sostenere i privati nell’acquisto della strumentazione, con il 50% di soldi comunali da attingere nel fondo di riserva, Giacomo Corradini si è impuntato. «Ho espresso perplessità - spiega - confermate dal segretario comunale, nella convinzione che quel fondo dovesse essere preservato per sostenere spese più urgenti. Ho chiesto di aspettare qualche giorno prima di votare, invece, ho trovato una chiusura totale. Dopo 9 anni e mezzo in cui ho sempre cercato di fare sintesi per il bene dei cittadini, mi sono astenuto. È stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, dopo mesi in cui più volte non sono riuscito a ottenere quel cambiamento che ho sempre chiesto». A colmare la misura di Paola Trambusti è stata invece «la gestione dell’emergenza dal punto di vista dei servizi sociali cercando soluzioni reali per i cittadini che andavano oltre la semplice adozione dei decreti, senza ottenere risultati e riscontrando una totale mancanza di fiducia nei miei confronti».

Le reazioni
Il capogruppo di Fara 3.0, Roberta Cuneo, sottolinea che le dimissioni dei due assessori «non puntano a chiedere poltrone né ad attendere trattative, è semplicemente una scelta perché non ci riconosciamo più in questo modo di fare politica, senza rinnegare quanto fatto sin qui». Le critiche più forti mosse al primo cittadino e alla sua azione amministrativa riguardano l’emergenza «quando nonostante le nostre sollecitazioni, non sono state assunte decisioni che aiutassero realmente i cittadini, sia quelli che hanno vissuto il virus attraverso l’attivazione di una rete di assistenza anche psicologica sia i commercianti con aiuti concreti, di cui non c’è traccia nel bilancio». Sul documento finanziario e su come verrà costruito si giocherà il futuro di Fara. Anche se Cuneo sottolinea che «al momento non pensiamo a sfiduciare il sindaco, a differenza della minoranza che dà lezioni poi presenta mozioni di sfiducia, né alle dimissioni». Con il coordinatore comunale della Lega, Fabio Bertini, respingono al mittente le accuse di essere pilotati dalla politica reatina e assicurano che «le scelte le facciamo a Fara e per Fara. Abbiamo da sempre una connotazione di centrodestra ma anche civica e quello dei partiti è un sostegno, importante, che non ci influenza ma ci supporta». Dicono no anche a un eventuale governo di responsabilità che coinvolga tutte le forze in aula «perché non opportuno». Insomma assicurano di non auspicare cadute, ma di fatto certificano la fine del rapporto di fiducia con il sindaco, cruciale per il funzionamento dell’amministrazione. I pochi dubbi che restano li spazza via Mauro Pinzari, secondo cui Basilicata «nei ripetuti cambi di casacca si è interessato più a se stesso e al suo futuro» e il suo modo di operare «non è più coerente con l’impostazione di 9 anni fa, quando l’amministrazione era per la gente fra la gente. Oggi è un’amministrazione troppo tecnica, opportunistica, lontana dagli interessi della maggioranza».