RIETI - Nasce come ristoro per i commercianti piegati dalla pandemia, ma si traduce in un recupero crediti da parte del Comune di Fara Sabina verso gli esercenti debitori. I contributi provengono da circa 55.500 euro ricavati dai fondi destinati agli Enti per fronteggiare la pandemia. Sono stati suddivisi in quote da 700 euro, cui hanno avuto accesso 79 imprese, molte delle quali, tuttavia, non ne potranno usufruire, perché «in caso di debito a carico del soggetto richiedente a favore del Comune di Fara Sabina si provvederà affinché l’importo del contributo concesso venga decurtato dall’importo del debito». Una clausola amara per tanti commercianti che, dopo aver subito il danno della pandemia, si sono sentiti beffati da un ristoro stornato per coprire bollette di acqua o rifiuti che non sono riusciti a pagare. «Oltre a mettere in atto un accattonaggio istituzionale che non appartiene alla storia di Fara, chiedendo risorse ad altri Enti visto che nelle casse comunali non c’è più un euro - attacca Vincenzo Mazzeo di FaraMerita - l’amministrazione cerca di recuperare fondi dai commercianti che non hanno potuto pagare le tasse. Questo atteggiamento è disumano. A Fara non ci sono truffatori, ma una categoria di esercenti sana che sta vivendo un momento drammatico e va aiutata, a partire dalle casse comunali.
La replica
«Comprendo le difficoltà delle attività - commenta l’assessore alle Attività produttive, Fabio Bertini. - Con i soldi arrivati dal Governo a sostegno degli Enti locali abbiamo deciso di creare un fondo da destinare, come aiuto concreto, alle attività piegate dalla crisi e dalle chiusure. La formula del bando nasce da un principio di equità fiscale, per rispetto di coloro che sono sempre stati in regola con l’Ente, anche nei momenti più difficili. Spiace che questo non sia stato compreso. Abbiamo già chiesto alla Regione un ulteriore supporto economico: se non dovesse arrivare, studieremo ulteriori sostegni per le attività del territorio».