IL NODO
In alcuni casi, le cartelle pazze sono state inviate ai defunti, che nel 2009 già non c’erano più. In altri, l’Ici sulla prima casa, in base alle leggi d’allora, non era dovuta. Per non parlare degli accertamenti tornati al mittente perché inviati ad un indirizzo non aggiornato. Così, di quei 360mila euro, nelle casse comunali, ne entreranno molti meno. «A novembre - esordisce il capogruppo di Per Fara, Claudio Giovannini a nome dei colleghi Gian Piero Brucchietti e Daniela Simonetti - è stata inviata la prima tranche di accertamenti, più di 200, condotti dall’ufficio in collaborazione con StudioK (il cui incarico per la gestione 2010/2011 è di 41mila e 480 euro). In quel caso i dipendenti comunali hanno effettuato le verifiche, inviando gli avvisi solo a chi risultava di aver pagato parzialmente o affatto. A dicembre, l’amministrazione ha esteso a tappeto i controlli, affidandosi solo al sistema di StudioK che ha rivelato le anomalie senza avviare un’analisi caso per caso. Risultato? La maggior parte degli accertamenti non hanno ragione d’essere - continua il capogruppo. - Come ci conferma in una nota la responsabile dell’ufficio, Eugenia Materia, che alla richiesta di fornire la somma esatta degli accertamenti risponde che il non aggiornamento della banca dati determina annullamenti che fanno sì che la somma effettiva sia determinabile a posteriori». Cosa che i consiglieri di Per Fara non credono possibile, «perché l’appostamento in bilancio va fatto per legge». «Siamo di fronte all’ennesimo tentativo di fare cassa - conclude Giovannini - vessando in modo indiscriminato i cittadini che invitiamo a recarsi in Comune per verificare l’attendibilità degli avvisi, prima di pagare».
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