Fara Sabina, Basilicata: «Stop a spinte distruttive per dare risposte»

Davide Basilicata
di Raffaella Di Claudio
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Lunedì 22 Giugno 2020, 03:32 - Ultimo aggiornamento: 07:49
RIETI - Nel destino segnato di Fara Sabina, Davide Basilicata (nella foto) indossa l’uniforme del capitano della nave, l’ultimo ad abbandonarla quando sta affondando per la falla aperta da un gruppo di dissidenti. A lui e alla sua politica i sette consiglieri di Fara 3.0 e Fratelli d’Italia attribuiscono la chiusura anticipata del mandato determinata dalla decisione di rassegnare in massa le dimissioni. Nove consiglieri, venerdì, davanti a un notaio, hanno firmato l’atto di dimissioni in attesa di protocollarlo al termine del consiglio comunale di questa mattina, ma prima che l’epilogo si consumi, Davide Basilicata, dalla scrivania del suo ufficio comunale, come fosse la cabina di comando della nave, elenca uno a uno i motivi per i quali l’amministrazione dovrebbe proseguire fino a scadenza naturale. 
Lo fa in un’intervista esclusiva a Il Messaggero che si traduce nell’ultimo appello affinché i suoi compagni di lista non diventino ex e il Basilicata bis non fallisca miseramente. Culminando come «uno schiaffo in faccia ai farensi».

Sindaco Basilicata, che momento sta vivendo Fara Sabina?
«Sono trascorsi quasi 100 giorni dall’inizio del tremendo lockdown che ha costretto l’Italia a chiudersi dentro casa per combattere il Covid-19 e ha di fatto paralizzato l’economia, aprendo la strada alla più grave crisi economica della storia repubblicana. Cento giorni di paura, ansia, preoccupazione, ma anche di speranza, solidarietà e senso di comunità. Mesi drammatici in cui la città ha pagato un prezzo alto in termini di persone colpite dal virus, costrette in isolamento domiciliare o, peggio, in ospedale a combattere tra la vita e la morte».
Questo in generale.
Ma dal punto di vista politico?
«Quando il lockdown iniziava ad allentarsi, i casi di positività al coronavirus cominciavano a ridursi fino quasi ad azzerarsi, la nostra città è stata investita da una crisi politica locale, iniziata con le dimissioni di due assessori e arrivata perfino all’ipotesi di dimissioni di sette consiglieri di maggioranza e due di minoranza, che rischia di fare finire con un anno di anticipo l’amministrazione comunale, lasciando senza guida politica la nostra Fara, in un momento cruciale per il futuro di tutti noi».
Una maggioranza granitica come la sua, come è giunta sin qui? 
«Questa crisi ha contorni e motivazioni poco chiari. Nonostante ciò, mi sono impegnato senza sosta a trovare una soluzione pur di scongiurare l’impensabile: il commissariamento del comune con il conseguente ingessamento della vita politica e amministrativa cittadina. Milioni di opere pubbliche pronte a partire a rischio stop, finanziamenti che rischiamo di perdere, un bilancio che dovrebbe essere un aiuto e sostegno alle famiglie e alle categorie più colpite da questa crisi che non verrà approvato. Tutto questo quando la città chiede unità, collaborazione, responsabilità, capacità di andare oltre i propri interessi personali e di parte».
Pensa di aver fatto abbastanza per evitare questo epilogo?
«Io ho fatto la mia parte, anche nell’ultimo, a tratti poco dignitoso, consiglio comunale, rivolgendo un appello in primis ai gruppi di maggioranza e poi a tutti i soggetti politici rappresentati nel consiglio che i cittadini hanno eletto nel 2016».
Ma sembra non essere servito. Quindi?
«Ribadisco: mettiamo da parte ogni folle spinta distruttiva e insieme lavoriamo per dare ai nostri cittadini le giuste risposte in questa gravissima crisi economica, non lasciamoli soli in un momento in cui l’emergenza sanitaria più grave del secolo non è stata ancora superata. Qualsiasi altra scelta, gesto o atto unilaterale sarebbe non solo irresponsabile e folle in questo momento, ma uno schiaffo ai tanti cittadini che hanno sofferto in questi mesi».
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