Storico ex sindaco sabino a processo. L'accusa: «Favorito in alcuni lavori»

Tribunale di Rieti (Archivio)
di Renato Retini
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Mercoledì 24 Novembre 2021, 00:10

RIETI - Da una parte c’è il processo, dove i giudici devono accertare la sussistenza o meno dei reati, dall’altra sembra configurarsi una partita tutta personale, oltre che giudiziaria, tra i due imputati e il denunciante che li ha fatti finire in tribunale con l’accusa di truffa. In mezzo, una storia ordinaria e non certo eclatante, relativa a un intervento urgente disposto nel 2017 dall’ufficio tecnico per riparare i danni causati da un nubifragio all’interno di un ex mattatoio, dove il sollevamento del pavimento aveva impedito all’acqua di defluire regolarmente nella fogna.

I passaggi
Ma a vivacizzare la vicenda sono i protagonisti: un conosciuto ingegnere, Valentino Simoncelli, autore dell’esposto per il quale si sono attivati i comandi stazione di carabinieri e carabinieri forestali di due paesi (con sequestro dell’immobile nel 2018), e l’ex sindaco di Stimigliano Costante Menichelli, 88 anni, proprietario dell’ex mattatoio, con annesso un garage, protagonista per decenni della vita politica della bassa Sabina, primo cittadino per 35 anni, poi presidente del comitato di gestione della Usl Rieti-2, quindi consigliere in Provincia, presidente dell’Unione comuni della Valle del Tevere, e altro ancora.

A fargli compagnia, come coimputato, c’è anche Andrea Dotti, 55 anni, il responsabile dell’ufficio tecnico comunale che aveva autorizzato l’intervento urgente reclamato dall’ex sindaco con una lettera inviata al primo cittadino in carica, del quale è anche lo zio. Per Dotti, la procura ipotizza anche l’abuso di ufficio perché avrebbe favorito Menichelli, che nel 1997 l’aveva indicato alla guida del settore. E, quando il presidente del collegio giudicante, Pierfrancesco de Angelis, lo ha chiamato a testimoniare, l’ingegner Simoncelli è sembrato non attendere altro, dopo che le sue ripetute istanze di costituirsi parte civile al processo si sono infrante contro il diniego dei giudici («Non è direttamente interessato dal fatto e la sua richiesta non ha titolo»): «Ho presentato diversi esposti perché i lavori di somma urgenza e l’affidamento dell’intervento a un’impresa privata sono stati disposti senza verificare prima gli eventuali danni provocati al tratto di rete fognaria pubblica che passa sotto l’ex mattatoio acquistato da Menichelli. Invece il sollevamento dei marmittoni non c’entrava niente con il nubifragio, perché il mancato deflusso dell’acqua era causato da altre ragioni», ha sostanzialmente detto, incalzato anche dalle domande degli avvocati della difesa, Giuseppe Romito e Tiziana Lugini, impegnati a evidenziare le contraddizioni di alcune affermazioni. Poi, l’affondo più volte ripetuto in aula contro Menichelli e Dotti, che la procura aveva già recepito: «Il capo dell’ufficio tecnico, nel 1998, è stato nominato dall’ex sindaco, che presiedeva la commissione, senza che avesse i titoli». Altri testimoni, prima del rinvio del processo al 2022, sono sfilati (il titolare dell’impresa ha confermato l’immediata esecuzione dei lavori, smentendo la tesi dell’accusa che parla di assenza di urgenza), il consulente tecnico di ufficio e una consigliera comunale di minoranza, arrivata a dar man forte all’ingegner Simoncelli, tra qualche «non ricordo» e «non so».

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