Rieti, esame di maturità: il maxi-orale promosso dagli studenti

Esami di maturità a Rieti
di Giacomo Cavoli
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Giovedì 17 Giugno 2021, 00:20

RIETI - Ad un anno esatto di distanza, per la seconda volta di seguito, è di nuovo il maxi-orale ad aprire e chiudere in un colpo solo la pratica degli esami di Stato, la maturità,  per i 1.309 maturandi reatini. Nel 2020 (quando furono 1.206) si cominciò il 17 giugno: stavolta si è partiti ieri, ma il secondo anno scolastico di fila segnato dal Covid ha fatto sì che la formula d’esame restasse invariata. E il calderone delle materie tutte concentrate in una sola ora di esposizione orale è stata forse più delizia che croce per gli studenti che ieri, alle 8.30, hanno avviato la prima giornata di interrogazioni, dopo un anno di quarantene di intere classi, lezioni in didattica a distanza, doppi turni e spazi insufficienti, che hanno moltiplicato lo stress di tutti.

Il no agli scritti
Il Covid avrà cambiato i connotati persino alla scuola, ma prima di un orale le scene sono ovunque sempre le stesse, mascherine o no: si ripassa freneticamente all’ombra di un albero o di una chiesa, perché dentro agli istituti non si può entrare, se non quando convocati dal personale scolastico.

E anche le regole tra i corridoi e le aule di scuola sono rimaste le stesse: pulizia quotidiana di tutti gli spazi utilizzati, percorsi di entrata e uscita diversificati e aule areate e pulite al termine di ogni sessione d’esame. Al liceo Scientifico “Jucci” sanno come divertirsi già dopo la fine del primo esame del primo giorno di orali, tra fumogeni colorati e due bottiglie di spumante spruzzate inseguendo Giorgia Esposito, prima fresca maturata di giornata in 5^C. Per lei, l’elaborato scritto da redigere a casa e consegnare entro il 31 maggio era un combinato tra matematica e fisica, le due materie d’indirizzo: «Con un anno del genere abbiamo avuto poche occasioni di svolgere compiti scritti e quindi credo che adottare la formula dell’orale sia stato giusto. E i professori ci hanno messo a nostro agio». E se la prova d’esame è uguale dappertutto - un elaborato relativo alle proprie discipline d’indirizzo (la vecchia tesina), l’analisi di un testo di letteratura italiana (per recuperare la vecchia prima prova scritta), un tema proposto dalla commissione e sul quale sviluppare tutti i possibili collegamenti con le altre discipline e, infine, la dimostrazione di aver maturato le competenze previste dalle attività di “Cittadinanza e Costituzione” - gli approcci cambiano in base all’indirizzo scelto: «Le prime domande si sono basate su un brano per chitarra classica che ho suonato davanti alla commissione - racconta Alessio Festuccia, 5^M all’istituto “Elena Principessa di Napoli” - e anche se si è trattato di un brano studiato a casa e presentato come elaborato personale, la tensione dell’esame si sentiva già alla consegna di fine maggio. I professori non sono stati aggressivi, ma l’esame non è stato certo una formalità».

La corsa ai voti
All’istituto tecnico Economico “Luigi di Savoia” di viale Maraini, Nicolas Moroni, 5^B dell’indirizzo Amministrazione, Finanza e Marketing è invece piuttosto impietoso nel giudizio: «L’ultimo anno e mezzo è stata soltanto una ricerca del voto, anziché dell’imparare qualcosa - osserva. - Non mi aspettavo un plotone di esecuzione al posto della commissione ma, considerando il Covid, credo che almeno una prova scritta si sarebbe comunque potuta svolgere». A Palazzo degli Studi, Flavia Di Carlo, 3^A, festeggia con una foto e un mazzolino di fiori davanti all’ingresso del Classico “Varrone”: «Per un anno e mezzo, una didattica dove non ci si poteva vedere e confrontare non è stata gradevole: vedevo soltanto i riflessi di persone che non avevo vicino. E una maturità completa sarebbe stata troppo difficile, senza aver avuto la possibilità di poterci esercitare con i vocabolari. Ma il quinquennio è stata una bella esperienza, che mi ha formato e cambiato». Comunque sia, è andata. Ed è finita.

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