Rieti, Covid: in ospedale aumentano ricoverati e i posti a disposizione. Il pronto soccorso è finito sotto pressione

Pronto soccorso dell'ospedale de Lellis
3 Minuti di Lettura
Martedì 7 Dicembre 2021, 00:10

RIETI - La provincia si appresta a vivere forse i due mesi più difficili dall’inizio della quarta ondata della pandemia. L’andamento seppur altalenante dei nuovi positivi e che oggi tocca quota 508, fa il paio con un incremento della pressione sull’unico ospedale presente nella provincia, il de Lellis, che in soli due giorni ha visto aumentare il numero dei pazienti Covid da 5 a 8, ricoverati presso il reparto di Malattie infettive e da zero a due ricoverati presso la Terapia intensiva. Dei 10 ricoverati il 95 per cento non sono vaccinati. Una impennata di ricoveri che costringerà la direzione aziendale ad aumentare, nel giro di qualche giorno, i posti letto Covid, che passeranno dagli attuali 7 a 20 tra ordinari, di sub intensiva e di intensiva e come accadde per le ondate precedenti, alla rimodulazione delle aree interne all’ospedale, funzionalmente distinte “Covid” e “non Covid”. 
Ma in queste ultime settimane l’ospedale deve fare i conti anche con un aumento esponenziale degli accessi in pronto soccorso, che purtroppo la pandemia amplifica con un inevitabile allungamento dei tempi di attesa. 
A nulla, in questo senso, sono valsi gli appelli lanciati a più riprese dalla Asl di Rieti sull’importanza di utilizzare la struttura solo per i casi urgenti e per le emergenze sanitarie: il 20 per cento degli accessi continuano ad essere inappropriati e ad intasare il “pronto soccorso”, costringendo chi ne ha davvero bisogno ad attese prolungate. 
«Tutti sappiamo - spiegano dall’azienda sanitaria - che il pronto soccorso non è la struttura idonea per affrontare e approfondire aspetti clinici non urgenti o cronici. Per questi ultimi affidarsi al proprio medico o pediatra di famiglia rappresenta la scelta migliore e non ultimo il ricorso gli ambulatori di Cure primarie, i cosiddetti Ambufest, può fornire le cure adeguate e tempestive. Ciò nonostante, anche in tempo di pandemia, si continua ad utilizzare il pronto soccorso come un ambulatorio. E questo non è possibile». 
Ad aggravare la situazione, la carenza nazionale di medici di medicina d’urgenza che si ripercuote anche sulla provincia e su cui la Direzione aziendale sta provando ad intervenire. Se l’ospedale appare in sofferenza per la nuova ondata di ricoveri e si prepara ad arginare un possibile aumento della pressione sulle aree covid, la campagna vaccinale continua ad ottenere buoni risultati con il raggiungimento delle 213 mila somministrazioni e a sfiorare le 20 mila terze dosi.
«L’imperativo - spiegano ancora dai vertici aziendali - è vaccinare il numero maggiore di persone possibile. A causa delle varianti ormai prevalenti. Effettuare la terza dose oggi è fondamentale, ma anche convincere chi non ha ancora aderito neanche alla prima dose, per evitare così nuovi ricoveri di pazienti in gravi condizioni: i due pazienti non vaccinati e attualmente ricoverati in terapia intensiva a Rieti ne sono un esempio».

© RIPRODUZIONE RISERVATA