Studenti con sintomi influenzali e paura del Covid, sono in tilt scuole e pediatri

Studenti con sintomi influenzali e paura del Covid, sono in tilt scuole e pediatri
di Giacomo Cavoli
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Domenica 4 Ottobre 2020, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 08:47

RIETI - Se ci si lamentava di inizi autunnali troppo caldi, stavolta il freddo giunto in largo anticipo significa però anche più rischio di malanni soprattutto per i bambini di infanzia, elementari e medie e, nell’anno del Covid, accusare i primi raffreddori e febbri di stagione alza ancora di più la tensione strisciante tra scuole e famiglie. Così, una settimana e mezzo dopo la riapertura degli istituti, si sono improvvisamente moltiplicate le telefonate indirizzate a pediatri e portinerie scolastiche per capire come muoversi di fronte ai primi colpi di tosse e a febbre che supera i 37 gradi e mezzo. 

Pediatri in difficoltà. «Purtroppo, i sintomi di questi malanni che colpiscono i bambini sono del tutto simili a quelli del Covid – spiega Luciano Basile, vice segretario per la Regione Lazio della Federazione italiana medici pediatri - I colleghi seguono le linee dell’istituto di Sanità, altrimenti si rischia di commettere errori: per cui alla presenza di almeno uno dei sintomi sono costretti richiedere il tampone molecolare, che viene effettuato entro 24-48 ore presso il drive in allestito dall’Asl di Rieti solo per i bambini, dalle 15 alle 18 di ogni pomeriggio. Ogni anno le famiglie manifestano sempre preoccupazione di fronte alle condizioni di salute dei figli, ma quest’anno stiamo ricevendo molte più telefonate del normale perché i genitori si rendono conto che per ogni sintomo, anche banale, è necessario il tampone e che il bambino potrebbe aver contratto il Covid. Il che, non è escluso». 

Istituti in allarme. «E’ chiaro che la situazione è diversa rispetto agli altri anni, per via del dover applicare le procedure Covid – commenta Mirella Galluzzi, dirigente dell’istituto comprensivo Marconi-Sacchetti Sassetti, che include anche il Cislaghi di Quattro Strade, Cantalice e l’infanzia del Don Giussani - Far uscire un bambino dalla classe e portarlo in un’area di accoglienza, facendolo assistere da un operatore scolastico munito dei sistemi di protezione, sono procedure che richiedono più attenzione e tempo. Fino ad ora, però, abbiamo avuto solo qualche semplice malanno alle elementari e quando riceviamo chiamate da casa, con le famiglie che ci chiedono come comportarci, il nostro invito è sempre quello di rivolgersi al pediatra». 

«Con questi primi freddi abbiamo registrato qualche malanno tra elementari e medie, ma nulla che abbia infine portato a rilevare contagi e, considerato che si trattava dei primi episodi, docenti e personale hanno cercato di ostentare il più possibile naturalezza e tranquillità di fronte ai bambini – racconta Irene De Marco, dirigente scolastica dell’Alda Merina e dell’istituto di Contigliano - Si è svolto tutto come avevamo condiviso con i genitori e infatti riscontriamo una correttezza maggiore da parte delle famiglie nell’avvisare delle condizioni di salute dei bambini. Rispetto al passato non accade nulla di particolare, semplicemente si redige un verbale con i sintomi perché, nel caso si tratti realmente di Covid, all’Asl vanno fornite indicazioni più precise». 

Nuovi test in classe. Nel frattempo, da domani debutteranno in tutto il Lazio un milione di test salivari, che solo pochi giorni fa hanno ottenuto il disco verde da parte dello Spallanzani e, essendo meno invasivi, consentiranno di procedere agli esami sui bimbi più piccoli, mentre alle superiori si andrà avanti con i tamponi rapidi. Gli stessi, quest’ultimi, che la Asl di Rieti ha iniziato ad effettuare giovedì scorso sui primi 52 alunni dell’istituto Alberghiero “Costaggini”, dove il risultato positivo di 12 alunni ha spinto la dirigente scolastica Alessandra Onofri a sospendere le lezioni venerdì e sabato, salvo poi scoprire, attraverso il successivo tamp

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