Rieti, variante Covid: fuga dal Regno Unito ma tanti i reatini che non sono partiti

Inghilterra
di Giacomo Cavoli
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Martedì 22 Dicembre 2020, 00:10

RIETI - La velocità di contagio della variante inglese del Covid spaventa l’Italia e il mondo. E nel caos delle partenze in blocco dall’Inghilterra, c’è chi è riuscito a imbarcarsi su un areo all’ultimo istante e chi, invece, ha deciso di restare, soprattutto per senso di responsabilità nei confronti della salute dei propri familiari. Come le storie di due dei tanti reatini che, ormai da tempo, hanno realizzato o stanno vedendo crescere i loro progetti di vita oltre la Manica, tra la capitale inglese o addirittura la Scozia. Un gesto di grande responsabilità da parte loro e anche qualche noia in meno, considerando che giusto da ieri la Asl di Rieti obbliga tutti i rientrati nelle ultime due settimane dall’Inghilterra e dall’Irlanda del Nord a sottoporsi a tampone al drive-in.

Le storie 
Il 29enne Cristian Barbante, fra gli storici atleti dell’ex Studentesca Cariri, una laurea in psicologia all’Università dell’Aquila e una qualifica nel campo dell’Analisi applicata al comportamento, a Londra è arrivato a marzo, giusto in tempo suo malgrado per osservare l’evoluzione della pandemia sul suolo inglese: «Da quando ad inizio dicembre è finita la quarantena dopo un mese, le persone si sono riversate in strada senza mascherina perché qui l’obbligo non c’è. Questo però ha fatto rialzare la curva dei contagi, facendo registrare 30 mila nuovi casi e fra due settimane tutto rischierà di andare peggio di ora – racconta Cristian, che a Londra lavora presso “Beyond Autism”, scuola che si occupa specificamente di bambini e adolescenti con problemi di autismo – Da quello che leggo, in Italia la soluzione delle Regioni con colori diversi non è sbagliata, così come quella delle mascherine all’aria aperta. Qua invece nonostante il livello di allerta sia il 4, quello massimo, i negozi continuano ad essere aperti e la gente continua ad uscire e comprare, compresi i vestiti che non possono essere provati per via delle norme anti-contagio. Tornare ora in Italia? Non converrebbe, perché al ritorno dovrei affrontare 14 giorni di quarantena, ma la mia scuola prevede il rientro il 27 dicembre e quindi non potrei esserci. E comunque non voglio esporre la mia famiglia al rischio di un potenziale contagio: qui la campagna vaccinale è partita, ma non so in quale momento toccherà a noi insegnanti». 
Nella capitale della Scozia si trova invece Sara Buonomo, biologa, docente e ricercatrice all’Istituto di Biologia Cellulare dell’Università di Edimburgo: «Ho scelto di restare qui per ragioni familiari, perché ho due bambini che vanno a scuola e non voglio restare bloccata in Italia quando riprenderanno le lezioni e perché non voglio rischiare di portare il virus ai miei genitori – spiega Sara Buonomo - Quest’anno per loro è molto più sicuro non avere i bambini in casa e, da biologa, dico che l’unico modo per proteggere davvero le persone più vulnerabili è obbedire alle regole. Chi se la sente di mettere a repentaglio la vita delle persone perché bisogna necessariamente festeggiare il Natale? Vogliamo avere sulla coscienza i nostri genitori per una cena?». 
E aggiunge: «Il problema della variante del Covid? Ho l’impressione che si sia mischiato al braccio di ferro della Brexit.

Però è vero che i casi sono tornati a crescere rapidamente anche qui ad Edimburgo dove, in teoria, di nuova variante non si è ancora parlato».

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