Rieti, sconfitta dal coronavirus dopo
un mese di battaglia al de Lellis
La storia di suor Anastasia

Suor Anastasia
di Sabrina Vecchi
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Lunedì 27 Aprile 2020, 02:12 - Ultimo aggiornamento: 16:21
RIETI - Coronavirus: ricoverata in gravi condizioni il 29 marzo, suor Anastasia è deceduta sabato al de Lellis.
La religiosa, da 8 anni in città, era rimasta contagiata con altre sorelle al “Santa Lucia”.

E’ stata la trentaquattresima vittima del coronavirus in provincia di Rieti e il suo è stato un sorriso stroncato senza pietà. Il virus non ha dato scampo a suor Anastasia Malisa, religiosa dell’istituto Santa Lucia colpita fin dai primi momenti in maniera molto seria dal Covid-19. Portata al pronto soccorso del de Lellis la sera del 29 marzo, poi trasferita nel reparto di terapia intensiva per l’aggravarsi delle sue condizioni, suor Anastasia è morta nel tardo pomeriggio di sabato all’ospedale di Rieti.

Sessant’anni portati con la gioia nel cuore, la religiosa originaria della Tanzania era arrivata in Italia ventisei anni fa. Aveva svolto l’iter formativo ad Isola del Liri, poi ad Assisi, e aveva pronunciato i voti religiosi nell’istituto delle Suore Clarisse Apostoliche, poi fuse con le francescane di Santa Filippa Mareri. Dopo gli anni in Umbria, suor Anastasia era arrivata circa otto anni fa nella nostra Valle Santa, dove si era trovata subito benissimo. A Rieti aveva svolto il suo servizio dedicandosi agli anziani, ai bambini e agli ultimi.

Il dolore della Chiesa
Cordoglio e raccoglimento nella Chiesa di Rieti e tra le consorelle dell’istituto di piazza Beata Colomba, diventato Centro Covid Asl dopo l’altissimo numero di contagi riscontrati. «Semplice e buona», sono gli aggettivi che le francescane vogliono usare per ricordarla. Suor Anastasia era sempre allegra, gioviale con tutti. Le piaceva scherzare con sana genuinità, ascoltare la Messa di papa Francesco dalla radiolina che teneva sul suo comodino, le piacevano i fiori e la natura, e non nascondeva la nostalgia per la sua Africa. E che gioia la neve, che non aveva mai visto prima. Si era fatta fare un video da una consorella, durante una copiosa nevicata reatina, mentre giocava felice come una bambina in mezzo ai fiocchi che cadevano sul terrazzo della Casa Santa Lucia. Un atteggiamento aperto e scanzonato, ricordato anche dai parenti delle anziane ospiti della casa di riposo, che suor Anastasia non mancava di coccolare ed accudire con tenera spensieratezza, vivendo pienamente il carisma clariano. Una battaglia combattuta lontano dalla sua famiglia rimasta in Tanzania, dalle consorelle che non hanno potuto visitarla o portarle conforto: «Non ci è stato possibile neppure vivere con lei l’ultimo saluto, ma siamo certe che dove non siamo arrivate noi arriverà la nostra preghiera».

Una sorella positiva, ricorda la sua forza contro lo stesso nemico invisibile e tremendo: «Abbiamo lottato insieme, eppure non abbiamo avuto gli stessi risultati. Sono stata molto male, e la morte di Anastasia riapre una ferita ancora sanguinante». Una battaglia in cui il suo sorriso non ha avuto la meglio. Ma le opere generose lasciate nella sua vita terrena, quelle non ci sarà virus che potrà mai cancellarle.
 
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