Rieti, coronavirus: a scuola
a settembre ma il ritorno
in classe diventa un problema

Studenti all'ingresso di una scuola
di Giacomo Cavoli
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Sabato 6 Giugno 2020, 00:11 - Ultimo aggiornamento: 15:27

RIETI - Coronavirus: a scuola a settembre, ma il ritorno in classe diventa un problema.

Trovare una sinergia per abbattere i numeri imposti dal dimensionamento scolastico e tentare di riaprire quanti più plessi scolastici possibili per fronteggiare il distanziamento sociale imposto dal Governo. Terminata la Fase 1, la scuola reatina si sveglia ancora più in affanno di quando, pochi mesi fa, presentò alla Regione le richieste di dimensionamento e deroga avanzate dai Comuni reatini. Ora, il nuovo problema da affrontare sarà invece il ritorno in classe a settembre, tra pannelli di plexiglass, orari delle lezioni scaglionati e, soprattutto, banchi singoli e distanziati, che rischiano di moltiplicare gli edifici necessari per fare scuola, mandando in crisi soprattutto le zone del cratere sismico reatino, sottoposte a misure più stringenti a causa della vulnerabilità sismica.

L’analisi
Per tentare un primo approccio al problema, ieri in Provincia è arrivato persino il consigliere regionale Pd Fabio Refrigeri, invitato in commissione Edilizia scolastica dalla consigliera Claudia Chiarinelli. «Il capoluogo è nella zona del cratere, dove ogni edificio scolastico deve rispettare il valore di 0.6 di vulnerabilità sismica. A oggi, soltanto la scuola di Campoloniano rispetta questo criterio e ogni altro edificio che potrebbe ospitare una scuola, per poterlo fare, deve essere già stato una sede scolastica in passato. Di questo passo non sapremo dove collocare gli studenti, perciò è necessario che per un territorio come quello reatino vengano abbattute misure così stringenti sui numeri del dimensionamento e che ogni Comune possa utilizzare quanti più edifici possibili».

«Trovo singolare che scuole realizzate negli ultimi cinque anni debbano chiudere, considerato il costo di sostenibilità da affrontare per fare le turnazioni degli studenti – commenta Refrigeri - Il dimensionamento è anacronistico rispetto al Covid: per risolvere il problema del distanziamento serve unitarietà di azione, ma può essere anche un’occasione per tornare a vivere nei paesi, riaprendo più edifici possibili dove consentito».

Il consigliere alla Viabilità Fabio Nobili intercetta il contrasto tra dimensionamento e distanziamento: «Riaprire le scuole nei piccoli centri non è un’idea malvagia, perché i paesi hanno bisogno di un’inversione di tendenza. Noi però abbiamo approvato il dimensionamento tentando di ottimizzare le risorse e ora invece la riapertura va nel senso opposto, chiedendo di mettere a norma gli edifici e aumentare il personale. Per questo servirà un’analisi concreta di questa proposta».

Il presidente della Provincia Mariano Calisse tenta la sintesi del discorso e lancia l’allarme: «Il distanziamento sociale dopo il dimensionamento è un problema di difficile soluzione: servono fondi straordinari e insieme all’ufficio tecnico la settimana prossima daremo il via alle manifestazioni di interesse per trovare spazi adeguati, perché nessun edificio ha una vulnerabilità sismica di 0,6. Già a partire dal sisma dell’Aquila non si è mai potuto fare un ragionamento sulle scuole e in questo momento avevamo pensato di chiedere una deroga totale sul dimensionamento, sperando che un giorno possa essere la regola. Per ora, però, aspettiamo le linee guida del governo sul distanziamento in classe, mentre mi sembra ragionevole cercare spazi per le scuole al nucleo industriale».

All’opposizione, Alessio Angelucci mette sul piatto la proposta del sito di Elexos appena sgomberato e pronto ad essere riconsegnato alla Schneider a metà giugno: «In quel sito c’è tutto quello che può servire a una scuola: mensa, campo sportivo, spazi enormi.

Vogliamo prenderla in considerazione come ipotesi?». Bisognerà vedere cosa ne pensano l’azienda e il proprietario dell’immobile.

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