Rieti, coronavirus: le messe con i fedeli,
si riparte il 18 maggio. Ecco come sarà il rito

Una messa celebrata dal vescovo di Rieti Pompili
di Daniela Melone
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Venerdì 8 Maggio 2020, 01:12 - Ultimo aggiornamento: 14:01
RIETI - Coronavirus. Da lunedì 18 maggio sarà di nuovo possibile celebrare le messe con la presenza dei fedeli.
Dal 18 maggio i fedeli potranno tornare nelle chiese per la celebrazione della santa messa. Ma andranno rispettate tutte le raccomandazioni racchiuse nel “Protocollo circa la ripresa delle celebrazioni con il popolo”, firmato dal premier Conte, dal ministro dell’Interno Lamorgese e dal cardinale Bassetti, presidente della Cei. La notizia è arrivata ieri, poco dopo il termine della videoconferenza sulla piattaforma GoToMeeting, tra il vescovo Domenico Pompili e una settantina di sacerdoti e diaconi della Chiesa di Rieti. Un incontro durato circa due ore, per riflettere sui cambiamenti vissuti in questo tempo, in cui si è privilegiata la preghiera personale.

I cambiamenti
Dal 18 maggio, sacerdoti e fedeli dovranno indossare mascherine, all’ingresso delle chiese ci saranno liquidi igienizzanti, porte aperte e acquasantiere vuote. Non ci sarà il coro né i sussidi per i canti e mancherà lo scambio del segno della pace. Tutto andrà disinfettato, microfoni, vasi sacri, ampolline e durante la celebrazione non saranno raccolte offerte, che potranno comunque essere lasciate in appositi contenitori collocati in luoghi idonei. Per la distribuzione della Comunione il celebrante e l’eventuale ministro straordinario dovranno indossare anche i guanti monouso avendo cura di non venire a contatto con le mani dei fedeli. Sì alle confessioni, ma solo in luoghi ampi e areati, mentre c’è il divieto di ingresso per chi ha sintomi influenzali. Se il luogo di culto non fosse idoneo al rispetto delle indicazioni, si potrà valutare di celebrare all’aperto, idea che molti sacerdoti, anche nella diocesi di Rieti, stanno prendendo in considerazione. Andrà inizialmente individuata la capienza massima di ogni edificio di culto, per stabilire quante persone potranno accedere. A vigilare sul numero massimo di presenze consentite ci saranno volontari o collaboratori. L’entrata e l’uscita saranno consentite rispettando la distanza di sicurezza di almeno un metro e mezzo. Durante la celebrazione sarà sufficiente un metro. «Stiamo provvedendo alla periodica sanificazione delle chiese e preparando le misure suggerite dal protocollo - spiega il vescovo Pompili. - Questa crisi indotta dal virus ha costretto parroci e operatori pastorali a ripensare in modo creativo la propria vita e anche per la dimensione spirituale si sono fatte apprezzare iniziative originali: in forma di audio e video con i quali tenere i contatti con i parrocchiani, attraverso lo streaming di momenti di preghiera e della celebrazione della messa e anche promuovendo incontri in videoconferenza dei gruppi per continuare a tessere i rapporti al di là del distanziamento fisico. Rilevante poi la solidarietà attivata: con il numero verde 800.941425, la distribuzione di pacchi viveri e la creazione del Fondo Santa Barbara».

I sacramenti
Sui sacramenti come prima comunione e cresima, arriva la conferma: «Si pensa di riprenderli avanti nel tempo, in autunno inoltrato o, più verosimilmente, il prossimo anno. Quanto agli altri sacramenti come battesimi, matrimoni, confessioni, unzione, riprenderanno gradualmente secondo le situazioni». La prima parrocchia della diocesi a fare la propria parte per fronteggiare il contagio, era stata, domenica 23 febbraio, quella di Santa Rufina, dove il parroco don Emmanuele Dell’Uomo D’Arme aveva svuotato le acquasantiere, eliminato il segno della pace e distribuito la comunione solo sulla mano, per tutelare la salute della comunità. Le stesse disposizioni messe in atto anche nelle diocesi del nord Italia, con la paura del coronavirus che aveva spinto la Chiesa a prendere misure precauzionali.
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