Rieti, pandemia: rosso di oltre il 9 per cento per l’economia

Nucleo industriale
di Antonio Bianco
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Martedì 20 Ottobre 2020, 00:10

RIETI - Quale sarà l’impatto della pandemia sull’economia reatina? Una risposta arriva dal rapporto Cerved per l’Anci. Secondo lo studio, realizzato sui distretti industriali di tutta Italia, nel polo reatino lo tsunami Covid comporterà un calo di fatturato del 9.3%, che corrisponderà a una perdita di circa 4 miliardi di euro nel biennio 2020-2021. Detta così sembra una cifra eccessiva, ma se la si confronta con gli altri distretti disseminati lungo la Penisola, bisogna dire che la città capoluogo è riuscita a fare meglio di tante altre realtà: si piazza infatti all’84esimo posto nella classifica generale delle città medio-piccole. La crisi dei distretti ha colpito soprattutto le città del centrosud. A guidare la classifica Chieti (-16.1%), Potenza (-15.9%) e Campobasso (-15,8%). Non va meglio per i poli industriali del centronord: Pesaro (-15%), Aosta (-14.5%), Brescia (-14.3%). Mentre chi perderà di meno sarà una città laziale: Latina (-5%), seguita da Oristano (-7.6%) e Parma (-8.4%).

Le osservazioni
«Lo studio Cerved rivela un quadro drammatico - afferma Davide Bianchino, direttore di Federlazio Rieti - che però temevamo. Ci rincuora leggermente il dato di Rieti che rientra tra le province che avranno una perdita minore.

Questa però è la teoria. Nella pratica sarà fondamentale vedere le azioni che il Governo metterà realmente in campo. Gli ammortizzatori sociali sono stati uno strumento utilissimo per affrontare l’emergenza, ma ora c’è bisogno di aiuti per ripartire». Alessandro Di Venanzio, numero uno di Unindustria Rieti, porta come esempio l’esperienza della sua azienda. «Mi sembra un’analisi che corrisponda alla nostra realtà - spiega. - Penso alla mia azienda, che in pieno lockdown ha perso il 50% di fatturato, ma poi ha recuperato abbastanza dopo l’estate. Al momento, la perdita per la mia azienda è in linea più o meno con il dato della ricerca. Il problema maggiore l’abbiamo dovuto affrontare a marzo e aprile, dove mancava soprattutto l’approvvigionamento dei materiali». Enza Bufacchi, della Cna, dà la sua lettura dello studio: «È chiaro che molto dipende dai settori. Città che vivono di turismo, ad esempio, hanno avuto una perdita maggiore rispetto ad altre. Noi abbiamo un tessuto produttivo molto diversificato e questo probabilmente ci ha aiutato ad attutire il colpo. E ha fatto sì che la crisi sia stata meno acuta di altre realtà. Parliamo tuttavia di numeri drammatici».

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