Rieti, coronavirus: il diario di Cristian, 9 anni nella zona rossa di Contigliano: «So che batteremo il virus insieme»

La pagina del diario di Cristian
di Emanuele Laurenzi
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Venerdì 3 Aprile 2020, 09:00 - Ultimo aggiornamento: 16:25

«So che batteremo il virus insieme». La vita al tempo del coronavirus è così: ti fa vedere quelle cose che tante (troppe) volte non vedi. Ti fa commuovere per quelle cose che tante (troppe) volte ti lasciano indifferente. Così ti ritrovi a leggere con più attenzione i post sui social, soprattutto quelli che riportano le frasi e i racconti dei bambini o degli anziani.

Foto e racconto. Tra foto scherzose, immagini nostalgiche di tempi andati, frasi di speranza e qualche volta anche di scoramento, arrivano anche quelle che ti fanno riflettere e pensare davvero. Il Coronavirus è una realtà sempre più tangibile per i reatini, soprattutto da quando c’è la zona rossa a Contigliano: 4mila anime incastrate in un isolamento più isolamento degli altri, con le loro preoccupazioni e le loro paure. Adulti, anziani e bambini. Già, i bambini.

Quelli che all’inizio, magari, erano contenti perché non si andava a scuola, ma poi hanno cominciato ad accusare il colpo. «E’ così: i bambini sono sensibili e li dobbiamo osservare ed ascoltare. Solo così possiamo capire quello che stanno passando»: a parlare così è il padre di un bambino di 9 anni che vive con i figli e con i genitori nella zona rossa. Lui è nelle forze dell’ordine, impegnato in prima linea in questa emergenza. Segue con attenzione la vita dei due figli (l’altra è una bimba di 6 anni) ed è così che ha letto una pagina del diario che tiene suo figlio Cristian.

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La spiegazione. «Lo sta scrivendo su questi giorni che sta passando in quarantena credo sia utile per capire cosa stanno provando i nostri bambini ed il cuore grande che hanno» spiega l’uomo pubblicando sui social la fotografia di una pagina a quadretti. Poche righe che raccontano con drammatica semplicità tutto. Che fanno capire quello che significa stare in quarantena, quello che vuol dire stare in una zona rossa e quello che, si voglia o no, resterà per sempre impresso nella mente di chi ha passato una fetta della sua infanzia combattendo il Coronavirus.

Il diario. Cristian questi giorni li racconta così: «Caro Diario, da ieri il paese dove stanno i miei nonni è zona rossa e devo stare sempre dentro casa. I miei nonni sono molto preoccupati e forse anche io. Qui stanno morendo parecchie persone e mio papà lavora giorno e notte per fare i posti di blocco. Grazie alla zona rossa non possiamo fare quasi più niente come: fare le passeggiate, fare la spesa…A casa mi annoio e faccio: dormo, gioco a calcio e visto che siamo in campagna gioco con i bastoni e altro. Per mia fortuna però trovo sempre una cosa per divertirmi. Con l’app di skype faccio le videochiamate ai miei cugini. Mi diverto lo stesso e so che batteremo il virus insieme».

La paura, l’angoscia e poi la speranza. «So che batteremo il virus insieme»: la forza che arriva tutta alla fine ed è un’iniezione di speranza, una luce sparata forte negli occhi in fondo al tunnel più buio. «E se lo dicono loro che ce la faremo nonostante tutto, non può che essere così»: parola di papà.  

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