Coronavirus: da Nerola a Contigliano
in camper per frenare l'epidemia
La sperimentazione dei medici dello Spallanzani

Nerola
di Raffaella Di Claudio
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Giovedì 2 Aprile 2020, 09:03 - Ultimo aggiornamento: 12:21

RIETI - Coronavirus, da Nerola a Contigliano per trovare l’antidoto all’emergenza Coronavirus. Che potrebbe essere rappresentato, anzitutto, dalla possibilità di ridurre i tempi diagnostici e somministrare a tutti kit rapidi in grado di verificare in cinque minuti di orologio se una persona è affetta o meno da Covid-19.

La situazione. Nelle “zone rosse”, quelle in cui il numero dei contagi è elevato a tal punto da renderle inaccessibili, i medici di Omceo (Ordine dei medici di Roma) e Spallanzani arrivano in camper, per trovare nei focolai del Covid-19 la soluzione che sia in grado di debellarlo. Arrivano e trasformano i comuni blindati in laboratori di ricerca. Lo hanno fatto con Nerola, ora si sono spostati a Contigliano. Puntando a rendere efficaci esami rapidi e a individuare un farmaco attraverso lo studio degli anticorpi sviluppati nei soggetti positivi.

A Contigliano il campione preso in esame è stato estratto, come avvenuto a Nerola, da un elenco fornito dal Comune dal quale secondo uno specifico metodo di selezione sono stati selezionati circa 145 nomi che a chiamata verranno sottoposti alla sperimentazione.
Ieri mattina i tritest sono stati eseguiti su 73 persone. Tra questi ci sono molti ragazzi e cittadini entrati in contatto con soggetti risultati positivi al Covid-19. Alcuni di loro presentavano sintomi (tosse, raffreddore). Alcuni erano preoccupati e all’equipaggio composto da medici di medicina generale volontari guidati dal dottor Pier Luigi Bartoletti è spettato anche il compito di tranquillizzarli.

“Il nostro scopo – spiega infatti il coordinatore – è soprattutto quello di stare vicino ai pazienti e ai colleghi medici che hanno difficoltà a operare perché non hanno protezioni. Anche per questo ci stiamo attrezzando per fare assistenza all’interno delle case di cura dove ci sono molti anziani positivi”. Ma prima devono portare a termine la sperimentazione. Vediamo in cosa consiste.

La sperimentazione . “L’indagine – illustra il dottor Pier Luigi Bartoletti– è finalizzata a verificare se i kit rapidi sono affidabili, cosa che consentirebbe di ridurre i tempi di analisi dalle 24/48 ore previste ora per l’esame dei tamponi a poco più di cinque minuti: tanti ne bastano al kit test rapido (che funziona come un test di gravidanza) per agire. In queste ore stiamo eseguendo un triplo test che si articola in tre operazioni introdotte da una scheda di sorveglianza epidemiologica che serve a verificare se le persone hanno o meno sintomi e se presentano fattori di rischio. Si comincia – prosegue il dottore – sottoponendo ogni cittadino che rientra nella sperimentazione al tampone nasofaringeo, poi viene fatto un prelievo di sangue e infine il test rapido. Tutto viene preso, impacchettato e mandato allo Spallanzani che analizza i prelievi e confronta gli esiti. Se i tre fattori concordano, vuol dire che il kit rapido è attendibile. Questa sperimentazione serve a fare in modo che non ci sia una serie infinita di tamponi che rischiano di far sprecare medici e dispositivi di sicurezza, ma che si possa giungere a un kit rapido estendibile a tutti e che, come tale, cambierebbe a tutti la vita. Oggi – conclude Bartoletti - in presenza di una persona con sintomi, bisogna mandare un medico, con maschera, tuta e dispositivi che poi devono essere buttati, comportando rischi e sprechi ingenti. Al contrario, con il test rapido basterebbe passarlo dalla porta al paziente che può farlo da solo e in cinque minuti l’esito sarebbe noto”.

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