Rieti, il Covid anticipa il rito dell’aperitivo

Movida (Archivio)
di Giacomo Cavoli
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Martedì 17 Novembre 2020, 00:10

RIETI - Le mutazioni dei riti sociali al tempo del coronavirus. I locali chiudono alle 18? Allora l’aperitivo scatta in anticipo, già dal primo pomeriggio e così, arrivare in dirittura di chiusura dei bar, adesso equivale al tirar tardi fino a notte fonda, più o meno. Nel quadrilatero della movida reatina, tra via Roma, largo Fiordeponti, il Lungovelino e Ponte Romano, la vita sociale si è reinventata in questo modo – un po’ come dappertutto, nelle regioni rimaste gialle – spingendo soprattutto giovani e giovanissimi a modificare le loro abitudini in particolare nel fine settimana, con inevitabili, pericolosi assembramenti e capannelli di persone lungo le vie o fuori dai locali e non senza fatica per le forze dell’ordine che, come nell’ultimo week end, sono state impegnate in pattugliamenti costanti, elevando però alla fine una sola sanzione amministrativa, domenica, per il mancato utilizzo della mascherina.

Orari differenti 
Così, osservata la tendenza allo struscio, anche i bar del quadrilatero della movida hanno mutato il loro orario di lavoro, pur di sopravvivere.

Ad esempio - anche se ha ormai interrotto lo sciopero della fame durato una settimana - dentro al suo “Cuba Club” di via Roma, Andrea Spadoni, continua a dormirci per protesta contro il Dpcm che impone la chiusura alle 18. Ma adesso la sua vita lavorativa comincia già al mattino con colazioni e caffè e non più al tardo pomeriggio, quando invece chiude la grata: «Per i cocktail bar come noi, l’80 per cento del lavoro si aveva dopo le 23 – spiega – Ora invece l’aperitivo viene anticipato già alle prime ore del pomeriggio, ma anche al mattino si lavora bene con caffè e cappuccini. La clientela è rimasta sempre la stessa e, se possono, sono sempre più solidali: noto però che in tanti si sono rassegnati all’idea che questa situazione durerà ben oltre la primavera». E tutt’intorno a lui, le storie si assomigliano, come quella dell’altro cocktail bar “Tukana”, che ora apre soltanto da mezzogiorno alle 18 nei fine settimana («Cerchiamo di essere ottimisti – dice Antonio Tittoni – anche se c’è poco da esserlo») o di Luca Giancristoforo, gestore del ristorante “Gosh” sul lungoVelino e del bar “Riot” a largo Fiordeponti che, dopo i primi momenti di buio seguiti al Dpcm di chiusura alle 18, ha trovato una nuova strada, almeno fino al prossimo decreto o cambio di colore: «Con il Riot ora apriamo il venerdì, sabato e domenica dalle 12 alle 18 – racconta Giancristoforo – Per il momento sta andando bene, stare aperti ha un senso almeno per coprire le spese di gestione. La gente ha voglia di stare insieme e solitamente il picco delle presenze si raggiunge tra le 16.30 e le 18». Nella ristorazione, invece, dopo aver sperimentato una primo sabato di successo, il 31 ottobre, con l’apertura a pranzo, ora «le consegne a domicilio stanno scendendo un po’ ovunque per i ristoranti».

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