La vicenda
Fatti risalenti al luglio 2016, quando in viale Sacchetti Sassetti, all’altezza della caserma dei vigili del fuoco, il giovane - in auto con lo stereo a tutto volume - venne affiancato dalla pattuglia dell’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico che aveva chiesto al camerunense di contenere il volume dell’autoradio e, contestualmente, richiesto l’esibizione dei documenti. Circostanza che, a quanto pare, aveva non poco indispettito il giovane, sceso dal veicolo per affrontare gli operanti della Squadra volante reatina. Il 30enne - rivolto ai pubblici ufficiali intenti a compiere un atto del proprio ufficio - diede in escandescenze. Sarebbe poi volato qualche spintone, fino a inveire contro di loro: «Voi fate questo perché sono africano, ce l’avete con me che non ho fatto niente e non vi do un c...», e poi ancora: «Adesso me ne vado, che c...mi fate? Mi arrestate? Niente non vi do niente, pensate di avere a che fare con il solito negro, vi faccio vedere io». Il giovane (difeso di fiducia in giudizio dall’avvocatessa Sara Principessa) venne accompagnato in questura e, al mattino, gli furono portati i documenti risultati poi tutti in regola (patente, assicurazione, permesso di soggiorno). Ieri l’assoluzione per la tenuità del fatto in linea con quanto sostenuto dalla tesi difensiva secondo cui il breve lasso di tempo (circa 15 minuti) tra controllo e accompagnamento coatto presso la questura non sarebbe stato conciliabile con le inevitabili lungaggini che sarebbero scaturite da eventuali episodi di resistenza e tentativi di fuga da parte dello straniero. Tutto molto più semplice mostrare subito i documenti.
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