RIETI - Era l’ottobre 2020 quando Il Messaggero alzava i primi appelli per il circo Rolando Orfei, rimasto bloccato nel piazzale del PalaSojourner dalle disposizioni dovute alla pandemia. Fermi insieme agli artisti, c’erano anche i loro animali: zebre, cammelli, tigri, canguri, cavalli, caprette e l’elefantessa Andra, morta lo scorso anno per un cancro all’utero. I reatini, che - diciamolo - quando c’è bisogno non si tirano mai indietro, risposero in massa. Non solo enti pubblici e privati, ma anche associazionismo, scuole, supermercati e tanti cittadini si adoperarono per portare sussidi alle persone e nutrimento per gli animali. «Io e le mie bambine adottammo il dromedario - racconta un medico dell’ospedale de Lellis - ogni giorno ci occupavano di lui con cibo e carezze». Stessa cosa fecero altri residenti della zona per aiutare i circensi, che in quell’ospedale lasciarono il loro punto di riferimento, il capocirco Fiorentino, vittima del Covid. La carovana riuscì a ripartire da Rieti e a ricominciare a lavorare solo molti mesi dopo, quando le leggi lo permisero. E quel piazzale vuoto su cui si lesse la scritta «Grazie Rieti» mise tanta tristezza a tutti.
La gratitudine. Ma la famiglia del circo non dimentica quanto è stato fatto in termini materiali e affettivi. «Quando siamo arrivati a Terni e ho visto i cartelli stradali per Rieti ho avuto un tuffo al cuore - dice dalla sua casa itinerante la signora Francesca. - Non avrei mai pensato di voler lasciare la vita nomade, ma se non fosse per la famiglia che richiede la mia presenza avrei comprato casa lì, a Villa Reatina, che ci ha fatti sentire componenti di una comunità».