Rieti, virus epatite E sui cinghiali,
cacciatori a confronto: rilasciati
60 attestati di formazione

La sala durante il corso
di Emanuele Faraone
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Sabato 4 Gennaio 2020, 10:16 - Ultimo aggiornamento: 10:47

RIETI - Una sala gremita e oltre 60 attestati di formazione rilasciati per il corso tenutosi presso la Sezione provinciale di Rieti della Federazione italiana della Caccia al fine di sensibilizzare e formare i cacciatori reatini dopo il recente episodio del rilevamento del virus dell’Epatite E su un esemplare di cinghiale abbattuto nel Reatino e che aveva creato allarme tra i seguaci di Diana e le varie Associazioni venatorie territoriali per le possibili conseguenze di contagio per l’uomo.
 

 

Il relatore, il dottor Dino Cesare Lafiandra, ha dettagliatamente esposto tutti i punti programmatici (trattamento e smaltimento dei residui di macellazione, aspetti veterinari, normative vigenti) rispondendo ai numerosi quesiti posti dai partecipanti. Lafiandra ha inoltre illustrato come le possibilità di contagio possano essere evitate seguendo una scrupolosa prassi di scuoiatura (guanti, massimo igiene, lavaggi frequenti, non consumare la cosiddetta “corata”, evitare il contatto dei cani con le interiora e l’importante cottura delle carni che elimina il virus). I controlli effettuati sui cinghiali sono per ora a campione (circa il 10% dei capi abbattuti).

Un dibattito formativo che ha messo in evidenza - da parte dei cacciatori reatini -  la difficoltà nello smaltimento dei residui di macellazione che preferibilmente dovrebbe avvenire tramite centri autorizzati.

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