Rieti, tornano a risplendere gli affreschi nella chiesa di Sant'Agostino / Le foto

Particolare degli affreschi (foto Meloccaro)
di Emanuele Laurenzi
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Mercoledì 13 Aprile 2022, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 11:12

RIETI - Una serie di affreschi che risalgono a quasi 900 anni fa. Un palinsesto - come si definisce in gergo - con dipinti sovrapposti datati dal 1200 al 1400 e che possono essere considerati tra i più antichi dipinti della città di Rieti e, quasi sicuramente, dell’intera area sabina. Un’opera d’arte custodita nella chiesa di Sant’Agostino, tornata da ieri a disposizione di turisti e storici dell’arte: in mattinata sono stati tolti i ponteggi e gli affreschi sono stati svelati in tutta la loro bellezza, dopo un restauro conservativo durato un anno, voluto dal parroco don Marco Tarquini e interamente finanziato dalla parrocchia. A lavorare al palinsesto è stata la restauratrice Martina Comis, con la collaborazione di Roberta Piroli ed Emanuela Filippi, con l’assistenza di Angela Dionisi e Daniel Cenciarelli. A supervisionare e coordinare i lavori, l’alta sorveglianza della Soprintendenza dei Beni culturali con il funzionario Giuseppe Cassio.

 

La scoperta. Quegli affreschi si trovano all’inizio della navata della chiesa di Sant’Agostino, visibili sul lato destro dopo l’entrata.

Occupano uno spazio di circa 20 metri quadrati e, fino alla seconda metà del ‘900, erano rimasti nascosti. Furono riscoperti in restauro della basilica e ci si accorse subito che si trattava di almeno 4 differenti livelli di pittura, 4 stratificazioni di altrettanti periodi storici. Sul lato sinistro dell’affresco spicca un dipinto di una Madonna che allatta, mentre nella parte centrale ci sono scene che richiamano alle attività dei frati agostiniani, in particolare alla loro assistenza ai malati e agli invalidi. Sulla parte destra, si possono notare stemmi di famiglie e di casati, in almeno un caso con un richiamo anche alla Toscana. Nei primi anni 2000 ci fu un primo consolidamento della Soprintendenza. Un anno fa si decise di avviare il recupero totale. Le restauratrici si sono concentrate sulla reintegrazione pittorica, puntando su un’altissima qualità dei materiali e metodi. Sono stati recuperati i tratti originali e i dipinti sono stati riportati al loro aspetto iniziale, compatibilmente con le istanze conservative. L’obiettivo era quello di restituire alla collettività il palinsesto e ieri, all’ora di pranzo, le impalcature sono state rimosse. Nei mesi scorsi diversi storici dell’arte avevano visitato il cantiere e, tra questi, c’era stato anche Vittorio Sgarbi, presente a Rieti alcuni mesi fa per una lectio magistralis. Parere unanime è che si tratta di un’opera di altissimo livello artistico. Un piccolo tesoro nel cuore di Rieti che, adesso, aspetta solo di essere ammirato e studiato con attenzione.

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