Rieti, sisma e crisi:
fuga dal centro storico

I negozi chiusi in centro a Rieti
di Giacomo Cavoli
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Sabato 18 Marzo 2017, 15:26
RIETI - Crisi economica, affitti dei locali alle stelle, case e attività commerciali rese inagibili dal sisma, accuse che piovono ovunque e per giunte comunali di ogni colore, nessuno escluso: è l'intero centro storico di Rieti giunto alla sua battaglia finale. Ovunque si posi lo sguardo, nient'altro che un silenzio opprimente e una viscerale sensazione di solitudine che odora di disperazione.

L'EX SALOTTO BUONO
Inutile girarci intorno: il vero disastro si è consumato soprattutto a via Terenzio Varrone, la strada delle infiorate e dalla Processione di Sant'Antonio che, insieme a via Roma, si sarebbe voluta salotto buono dello shopping e, fino a vent'anni fa, c'era anche riuscita ad esserlo. A chi chiedere? Ai pochissimi negozi rimasti aperti o alla polvere delle vetrine vuote che cingono la via in una morsa di desolazione e solitudine, con la pavimentazione, interprete dello struscio pedonale, divelta e deformata dal continuo passaggio delle automobili. Qui, grazie alla sua storica merceria, Antonio Paolucci è Maestro del Commercio: «Ho aperto all'inizio degli anni Ottanta, chiuderò entro fine anno: ma non pensavo che il destino della via e dei piccoli commercianti sarebbe stato questo. Era una strada bellissima, i negozi erano sempre pieni e c'era di tutto: si lavorava persino con le richieste dei detenuti del carcere, oggi non sono riusciti a riqualificare neanche quello. Dal 24 di agosto, poi, il terremoto ha peggiorato tutto: chi va via dal centro, poi non torna più a spendere qui. Il sistema centro storico ha fallito».

IL CORSO DELLO SHOPPING
Colpo d'occhio: ha aperto una nuova boutique, al posto dell'elegante bar a metà via. «Ma non giriamoci intorno: il vero problema sono i soldi che non ci sono o che non si spendono - commentano dal negozio di abbigliamento calcistico di fronte - Ztl e terremoto peggiorano la situazione, ma è la crisi che non finisce». Difficile è, però, cancellare il ricordo la battaglia condotta contro la Ztl, oltre cinque anni fa. Resistono soltanto gli esercenti storici: le vetrine si rimescolano ma tante restano vuote, chi chiude quasi alla fine della via riaprirà a breve più su, si spengono le luci dei plurimarche senza lunga storia commerciale, compare persino un distributore automatico di bibite e snack: «Ma per qualificare un centro servono negozi di pregio e vetrine curate, non basta aprire una qualunque tipo di attività», è il pensiero di Alfredo Macilenti. Anche la sua gioielleria di piazza Vittorio Emanuele, a breve, chiuderà.

LA ZONA FRANCA
Dalla porta d'ingresso di piazza Marconi, fino allo svincolo del primo varco attivo h24, il tratto iniziale di via Cintia resta l'unica zona ancora franca: «Ma se chiudessero il varco anche qui, per noi sarebbe finita», sussurrano da uno dei bar affacciati sulla via. Almeno due attività si sono spostate qui, dopo aver trascorso buona parte della vita commerciale nel tratto finale di via Cintia a ridosso di piazza Vittorio Emanuele. Per una di loro, «in Comune, a partire dalle vecchie amministrazioni, non hanno mai capito che Rieti ha un centro storico in salita: il parcheggio coperto e il nuovo ascensore non aiutano ad evitare di dover salire a piedi». C'è anche chi, come Safet Ameti, ha scommesso su quasi tutto il centro - prima via Roma, poi piazza Cavour e via Terenzio Varrone - prima di approdare a via Cintia: «Il problema sono gli affitti dei negozi, troppo alti ovunque in tempi come questi. Qui sono più calmierati, e il passaggio di gente c'è». Dal varco attivo in poi, invece, restano soltanto gli ultimi giorni di saldi di Smart's, ennesima attività sfrattata dal sisma.
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