Rieti, weekend di stop e dubbi per i centri commerciali

Centro commerciale
di Daniela Melone
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Venerdì 6 Novembre 2020, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 17:18

RIETI - Si preparano ad abbassare le serrande gli esercizi nei centri commerciali di Rieti, dove le attività che possono rimanere aperte nel fine settimana sono farmacie, parafarmacie, presidi sanitari, punti vendita di generi alimentari, tabacchi ed edicole. Le violazioni della norma comporterebbero, oltre alla sanzione, anche la chiusura. Dopo il primo lockdown, i centri commerciali stavano ricominciando a respirare, recuperando fatturato a fronte di investimenti economici sostanziosi per la sicurezza. «Da maggio a oggi abbiamo investito oltre 50mila euro - spiega Claudio Cecchetelli, direttore del Perseo di Rieti. - Abbiamo aumentato la vigilanza, acquistato termoscanner, dispenser per la sanificazione e un sistema elettronico che controlla gli accessi. Ora ci vediamo costretti a chiudere nel fine settimana, quando in altri punti vendita cittadini non c’è neanche la cartellonistica obbligatoria. Dall’11 marzo, noi abbiamo avuto in media un controllo ogni 48 ore, sono venute tutte le forze dell’ordine. Bisogna rispettare le regole, che devono però valere per tutti, nessuno deve fare il furbo. Invece ho visto personalmente che altrove, in città, è un delirio. Il virus mina il nostro sostentamento e quello dei 250 dipendenti del centro commerciale. Nel fine settimana tutti i negozi resteranno chiusi, ad eccezione del Conad e della tabaccheria. Alcuni si stanno organizzando con il servizio di consegna a domicilio. È un Dpcm penalizzante e sono sicuro che verrà modificato mille volte. Attendiamo le varie ordinanze regionali e siamo in attesa di capire come si delineerà la situazione anche dopo il pressing delle associazioni di categoria sul Governo». «Commenti sul Dpcm non mi sento di farli - osserva Vincenzo Cattani, imprenditore che ha quattro negozi nel Perseo. - Mi metto nei panni di chi ci governa e non mi sento di condannare nessuno. Se avessimo richieste, saremmo disponibili a fare consegne a domicilio, come in primavera. Nel punto vendita all’esterno del centro commerciale invece saremo aperti anche nel fine settimana. Abbiamo anticipato di mezz’ora l’orario di apertura, dalle 16 alle 19.30. Vediamo come andrà questo sabato e poi ci muoveremo di conseguenza, magari proponendo un orario continuato».

Le prospettive
Con due giorni di apertura in meno, i datori di lavoro valutano anche la ripresa della cassa integrazione. «Speriamo di non dover arrivare a una chiusura totale e speriamo di contenere i danni economici - commenta Fabrizio Pilotti, Filcams Cgil. - L’ammortizzatore sociale andrà a coprire gli eventuali cali di lavoro, mentre i licenziamenti saranno bloccati fino al prossimo marzo.

Vista la situazione, valuto congruo il Dpcm, l’unico mezzo che abbiamo è contingentare gli spostamenti. Prioritaria la salute dei cittadini e dei lavoratori che sono in trincea da marzo. Condivido la chiusura nel fine settimana». Presi d’assalto in queste ore commercialisti, consulenti del lavoro e associazioni di categoria. «Viviamo nell’incertezza - racconta Pietro Giletti, titolare del bar al centro commerciale La Galleria. - Io posso accogliere al massimo tre persone, quindi non ci sarebbero assembramenti. Avendo due ingressi, di cui uno sulla strada, vorrei capire se, lasciando chiuso quello verso la galleria del centro commerciale, potrei comunque restare aperto. Se ci tolgono altri due giorni di lavoro diventa tutto più difficile». Anche la collega della lavanderia ha i suoi dubbi. Nel primo lockdown poteva restare aperta, ma oggi non si capisce. Nulla di ufficiale neanche a Conforama, dove i lavoratori aspettano di capire come organizzarsi. Dubbi pure al centro Futura, in piazzale Angelucci, dove dovrebbero restare aperti solo Coop e tabaccheria, mentre alcuni imprenditori cercano ancora di capire il da farsi. «Abbiamo diverse perplessità - spiega Simona Baroni, titolare del negozio Undercolors of Benetton. - Siamo in un limbo, tutti in attesa di capire se la nostra metratura ridotta ci consente di evitare la chiusura del fine settimana. Dagli allegati del Dpcm non è chiaro, non vengono citati codici Ateco, ma si parla unicamente di centri commerciali». »Il momento è difficilissimo e stiamo viaggiando con fatturati che toccano anche il meno 70%. Invitiamo tutti - suggerisce Nando Tosti di Confcommercio Lazio Nord - ad acquistare presso i negozi di vicinato, per non far morire la città e non creare ulteriore disoccupazione».

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