Rieti, falsa permuta: Abbruzzese e Cecilia
indagati. L'assessore si dimette

La casa di via Severi
di Alessandra Lancia
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Sabato 1 Novembre 2014, 12:52 - Ultimo aggiornamento: 18:53
RIETI - Avviso di conclusione delle indagini e probabile, prossimo rinvio a giudizio per l'assessore comunale Andrea Cecilia e per l'architetto Carlo Abbruzzese (dirigente del VV settore della Provincia): per entrambi le ipotesi di reato sono il falso in atto pubblico e l'abuso d'ufficio. I fatti risalgono al 2011 (quando Cecilia non aveva ancora incarichi amministrativi) e si riferiscono alla permuta tra la Provincia e la coppia Cecilia-Cordoni di alcune unità immobiliari dell'ex caserma dei carabinieri di via Cintia (due garage e una cantina), con due locali dei Cecilia, proprietari della

palazzina confinante, affacciata nello slargo di via Severi.



Il pm Lorenzo Francia, sulla base delle indagini condotte dalla sezione di polizia giudiziaria della Forestale presso la procura, contesta al dirigente della Provincia Abbruzzese di aver «intenzionalmente» procurato ai coniugi Cecilia un ingiusto vantaggio patrimoniale di 42.966 euro, ovvero la differenza tra il valore che avrebbero dovuto avere le particelle catastali cedute dalla Provincia (sottostimate artatamente agendo sulla destinazione d'uso) pari a 100.282 euro invece dei 72.142 euro stimati, e il prezzo degli immobili dei Cecilia «artatamente sopravvalutato» agendo sulle superfici (49.300 euro anziché 64.100 euro). Così, nell'atto notarile del 19 settembre 2011 che formalizzava la permuta, le parti attribuirono ai beni scambiati uguale valore di 72.142 euro, escludendo ogni conguaglio.



Ma nove mesi prima, il 31 gennaio 2011, i coniugi Cecilia un conguaglio alla Provincia l'avevano versato, ed era pari a 8.000 euro. La vicenda della permuta di Largo Severi fu sollevata alla fine del novembre 2013 dall'ex consigliere provinciale e assessore comunale Chicco Costini, che denunciò la mancanza di una procedura di evidenza pubblica da parte della Provincia e l'assenza di una stima ufficiale dei beni permutati. Cecilia, da giugno 2012 assessore comunale all'Urbanistica, replicò duramente accusando Costini di ricorrere «al pettegolezzo, al dossieraggio e alla diffamazione per colmare l'assoluta incapacità politica di contrapporti con argomentazioni di merito».



E sulla permuta contestata disse: «La Provincia, per procedere al recupero dell'ex caserma dei Carabinieri, aveva bisogno di espropriare due garage e una cantina di mia proprietà. Verificata la mia opposizione a un eventuale esproprio ha ritenuto più conveniente propormi una permuta, che è avvenuta tra immobili vicini e di dimensioni pressoché equivalenti. Per questo ha preteso ben 8000 euro di oneri che ho regolarmente pagato».



Così scrisse Cecilia il 27 novembre 2013. Ora la tegola della chiusura delle indagini, propedeutica ad un rinvio a giudizio che fa il paio con l'inchiesta su Largo San Giorgio che da febbraio ne fa l'assessore zoppo della Giunta Petrangeli. Da giorni la maggioranza è in fibrillazione ma ieri il sindaco Petrangeli era in Francia e di Cecilia in Comune non c'era traccia. C'erano invece i consiglieri Cascioli, Gerbino, Nobili e Sebastiani, che in una lettera al sindaco e al presidente del consiglio Marroni hanno chiesto formalmente le dimissioni dell'assessore «in palese conflitto di interesse» sul caso di Largo San Giorgio, in quanto progettista sotto inchiesta per reati edilizi e assessore del settore che sta trattando una sorta di sanatoria con la Fondazione Varrone.



I consiglieri evocano un intervento della Prefettura, come accadde nel 2011 con la Giunta Emili per il conflitto di interesse dell'allora assessore Marzio Leoncini. Passano le giunte (e gli assessori) ma sull'Urbanistica i conflitti di interesse sembrano non passare mai.
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