RIETI - Non c'è segnale nelle sae dei terremotati del centro Italia. Incredibile ma vero: nelle soluzioni abitative d'emergenza (ancora) in corso di allestimento nei comuni del cratere, è molto complicato usare lo strumento principe di ogni emergenza, il telefonino. Sembrava un problema legato alla copertura della rete di alcuni siti di insediamento dei villaggetti: già nei giorni scorsi Il Messaggero aveva raccolto le segnalazioni degli amatriciani sistemati a Colle Magrone. Invece no, non è un problema di segnale assente o debole, o per lo meno non è solo quello. Il problema sono le stesse sae, che avendo la struttura portante realizzata con telai prefabbricati in lamiere di acciaio galvanizzato sono come schermate. Questo significa che per fare o ricevere telefonate, chi vi abita deve spostarsi vicino alle finestre oppure uscire fuori: solo una seccatura in pieno giorno o d'estate, ma di notte, d'inverno o magari in una situazione di emergenza la seccatura può diventare un problema e serio.
E come tale è stato affrontato lunedì ad Amatrice, a margine di un incontro al Coi dedicato alla messa a punto del piano neve. A sollevarlo è stata la Caritas, e il responsabile del Coi, Fabrizio Cola, ha preso nota e girato la segnalazione alla Protezione civile nazionale. «Il problema del segnale c'è e stiamo lavorando per risolverlo anche con la Telecom - spiega Cola. - Nei prossimi giorni con l'aiuto della Caritas mapperemo i casi più difficili. Risolvere lo risolviamo, questo è certo». Dal Dipartimento nazionale precisano che segnalazioni di disservizi dai Comuni non ne hanno ricevute e nemmeno dalle compagnie telefoniche. Ma poi ammettono che le sae, per come sono costruite, «non agevolano l'ingresso del segnale all'interno delle abitazioni» e che, in effetti, per chiamare o ricevere telefonate l'unica è stare alla finestra o all'aperto. Non esattamente il massimo, in una condizione di emergenza per definizione come quella dei terremotati dell'alto reatino.
IL BILANCIO
Intanto, sempre dalla Protezione civile, arriva il nuovo aggiornamento sulle casette: nel Reatino, a tutto ieri, risultavano consegnate 624 casette, di cui 436 ad Amatrice e 188 ad Accumoli; i due centri più colpiti dal terremoto sono quasi al completo: sono rimasti indietro Colle Magrone 3, che completa il più grande insediamento di amatriciani, realizzato a 3 chilometri circa dal paese e i micro cantieri nelle frazioni di Domo, Preta, Patarico, Collemoresco, Nommisci, mentre mancano ancora all'appello tutti i paesi di «seconda fascia», Leonessa, Posta e Borbona. Complessivamente, a 15 mesi dalla prima devastante scossa di terremoto e a 13 dalla seconda, devono essere consegnate ancora 202 casette. A Borbona ne serviranno 21, l'installazione è iniziata a metà ottobre. Leonessa sta più indietro e il sindaco Paolo Trancassini scalpita: «Assurdo, dopo 13 mesi stare ancora dietro alle sae, e a che prezzo, quando già poteva essere cominciata la ricostruzione o per lo meno la riparazione dei danni».
Lui ne ha richieste 22 per il capoluogo e cinque per Terzone, dove a metà ottobre si era ancora alle opere di urbanizzazione. A Posta di sae ne sono state previste 21, ma sono ancora più in ritardo, con le opere di urbanizzazione avviate a metà novembre solo per 9. A Cittareale siamo ancora alla consegna delle aree idonee: 7 per 29 sae in tutto.
Amatrice, le casette
senza segnale telefonico

di Alessandra Lancia
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 22 Novembre 2017, 07:34
- Ultimo aggiornamento: 13:57
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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