Un giovane urologo di Cantalice in missione scientifica sull’Everest

Michele Marchioni
di Sabrina Vecchi
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Martedì 1 Novembre 2022, 00:10

RIETI - Ventidue italiani, donne e uomini di età compresa tra i 20 e i 60 anni, sono partiti alla volta del laboratorio-osservatorio Piramide di Desio a Lobuch, in Nepal, sofisticatissimo centro di ricerca a cinquemila metri di quota alla base dell’Everest. Tra loro il dottor Michele Marchioni, originario di Cantalice, urologo e professore associato dell’università “Gabriele D’Annunzio” di Chieti e Pescara. Il dottor Marchioni risponde via chat con la linea che va a viene, in orari compatibili con il fuso orario ed il suo lavoro. 
«Tutti gli studi urodinamici sono stati condotti a Katmandu e presso il Laboratorio Piramide di Ev-K2 Minoprio sito vicino al campo base dell’Everest. Attualmente abbiamo finito con la fase di sperimentazione in alta quota ed abbiamo iniziato l’analisi dei dati», dice Marchioni. «La missione di ricerca coinvolge diversi atenei Italiani, tra cui il mio, e si propone di portare a termine diversi studi in merito alla fisiologia della minzione e della fertilità. Il progetto intitolato “Lobuje Peak-Pyramid–Exploration and Physiology 2022” vede la partecipazione di diverse università italiane dove la capofila è l’Università “Gabriele d’Annunzio” di Chieti e Pescara. Il “Principal Investigator” è Vittore Verratti, professore associato di Fisiologia. L’obiettivo dello studio è quello di valutare ed investigare i diversi meccanismi di adattamento del corpo umano all’alta quota». 
Michele Marchioni è stato selezionato in qualità di professore associato di Urologia presso la clinica dell’Università di Chieti: «Nel progetto mi occupo delle valutazioni urodinamiche mirate a comparare le risposte fisiologiche all’alta quota, e quindi all’ipossia ipobarica, con quelle legate alla normo-quota. Questo studio, basato su soggetti sani, propone attraverso il modello ipossico, caratterizzato cioè da una riduzione di disponibilità di ossigeno, mira ad individuare il ruolo dell’ossigeno in quelle alterazioni urodinamiche tipiche, riscontrabili anche in pazienti con patologie a substrato ipossico». 
Un’esperienza umana e professionale indimenticabile, che Marchioni come tutti gli altri componenti della spedizione stanno affrontando previa apposita e specifica formazione. «Prima di partire tutti i membri della spedizione sono stati sottoposti a visita medica per valutare l’idoneità ad affrontare uno dei trekking più alti e complessi del mondo», spiega. «Inoltre, abbiamo avuto il supporto di diversi specialisti dell’alta quota come il professor Verratti, nonché l’alpinista Gaetano Di Blasio ed il referente tecnico della Piramide il ricercatore e alpinista Giampietro Verza. La preparazione fisica è stata svolta presso il laboratorio di fisiologia clinica ed ipossica dell’Università di Chieti, dove siamo stati anche preparati per affrontare i problemi dell’alta quota, come il male acuto di montagna». Un ambiente certamente non facile da affrontare, a partire dalle temperature che oscillano nel laboratorio dai -2°C di giorno ai -10°C di notte. I partecipanti possono fare affidamento su uno psicologo. Nel gruppo dei 22 italiani non tutti si conoscono e anche questo fa parte del progetto scientifico.

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