Un quadro in cui entrano ed escono candidati passati e presenti, di (quasi) tutti gli schieramenti. Ieri Giosué Calabrese, finito nell’inchiesta sulla centrale reatina del 118 ai tempi della direzione di Tesoriere, ha giocato d’anticipo, diffondendo alla stampa una nota prima ancora che dal comando provinciale dei Carabinieri uscissero riferimenti sul caso.
IL COMMENTO DI CALABRESE
«Stamattina sono stato raggiunto da un avviso di garanzia per fatti risalenti al 2013, per un presunto abuso d’ufficio che avrei commesso quale direttore amministrativo dell’Ares 118 per violazione di un regolamento interno. Sono completamente estraneo ma ritengo opportuno che i cittadini sappiano ogni notizia che riguardi i candidati, così da esprimere il consenso in un quadro di massima chiarezza e trasparenza». Poi, al telefono con Il Messaggero, spiega: «Mi contestano la firma di una autorizzazione come se ne firmano tante: avrò bisogno di recuperare quegli atti per capire - dice Calabrese - Della situazione del 118 di Rieti seppi solo due anni dopo, peraltro da articoli apparsi sul Messaggero ma io ormai ero già fuori».
La campagna elettorale continua?
«Assolutamente sì».
CHI E' ALFONSO TESORIERE
Peraltro anche il principale indagato, Alfonso Tesoriere ha un pregresso politico: esponente di spicco di An, fu assessore nella seconda giunta Cicchetti, che nel 1998 peraltro lo difese a spada tratta per un’altra vicenda che investì il medico, accusato, poi scagionato, di aver svolto attività privata quand’era anestesista al de Lellis. Per Cicchetti «corre» la figlia Francesca Romana.
LA QUESTIONE MORALE
In lista per Cicchetti anche Maria Adelaide Santilli, appena rinviata a giudizio per lo scandalo Tesa (fondi per i rifugiati usati per tutt’altro). Eppure solo Cicchetti, domenica in piazza, ha rotto la cappa di silenzio che pesa sull’inchiesta della Asl, che rimanda invece direttamente e indirettamente al Pd, nonostante il passo indietro di Alessandro Fiorenza, capogruppo comunale uscente. Silenzio imbarazzato sulle scene. Ma nelle retrovie non si parla d’altro.
«Storie vecchie, di cui si sapeva da anni», si dice tanto della Asl, quanto di Tesa, quanto dell’Ares 118. Posto che potrebbe non essere finita qui, ci si chiede se altri avrebbero potuto seguire l’esempio di Fiorenza e saltare un turno (anche in casa dem). E poi, in finale, a chi giova questa simultanea chiusura di indagini da parte della Procura? Ma questo lo scopriremo solo votando.
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