Rieti, Cammino di Francesco:
occasione persa
o opportunità da rivalutare?

Santuario di Poggio Bustone
di Alessandra Lancia
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Mercoledì 13 Luglio 2016, 07:53 - Ultimo aggiornamento: 13:54
RIETI - Cammini di fede in primo piano, ieri sul Corriere della Sera, ma a leggere e rileggere le due pagine per il Cammino di Francesco non si trova né una citazione, né un tratto di penna sulla carta. C'è il «Di qui passò Francesco» inventato da Angela Serracchioli sul percorso La Verna-Assisi-Poggio Bustone. Ci sono la via di Francesco e il Cammino Francescano della Marca/Via Lauretana, lanciati lo scorso anno nel quadro del progetto Italian Wonder Ways. E poi Francigene in tutte le salse. Ma nell'anno dedicato ai Cammini di Fede dal ministro Dario Franceschini, per non dire della spinta promozionale della Regione Lazio, sembra non esserci spazio per quello che è stato il primo «Cammino» ideato in Italia facendo tesoro delle memorie francescane della valle reatina e il verso al Cammino di Santiago. Correva l'anno 2003 e fu l'allora direttore dell'Apt Diego Di Paolo a scoprire l'uovo di Colombo: un circuito di 80 km tra i quattro santuari francescani dove offrire al pellegrino-camminatore l'esperienza dell'andare «in perfetta letizia» di borgo in borgo. Rieti aprì letteralmente la strada, e per fortuna che Di Paolo mise il copyright al «Cammino di Francesco», altrimenti i carissimi cugini umbri si sarebbero accaparrati anche quello. Poi ad affossare il «Cammino» ci pensammo da soli, con la Provincia che in tandem con l'Opera Romana Pellegrinaggi nel 2006 si lanciò alla conquista degli ultimi 100 km per Roma, da Assisi alla Tomba di Pietro, passando da Ponticelli (sic!), Monterotondo (strasic!) e la periferia romana.
L'accusa che l'allora presidente Melilli faceva al «Cammino» originale era che circolare com'era, non partiva e non arrivava da nessuna parte. «Vero, il nostro Cammino non parte e non arriva da nessuna parte ma è la vita che è così dice oggi il presidente della Fondazione Amici del Cammino di Francesco, padre Marino Porcelli E quello che offriamo ai pellegrini è spirito francescano allo stato puro: accoglienza, ascolto, sobrietà. Siamo fuori dai circuiti che contano? Può darsi, ma per noi vale la proposta spirituale e nel «Cammino di Francesco» ci sta tutta: non è un falso pensato per fare marketing territoriale. Il business lo lasciamo agli altri». Questo non significa sottovalutare il tema della promozione e, non di meno, della cura del tracciato: «A breve partiranno lavori di manutenzione in tre tratti critici, a Poggio Fidoni, San Pastore e Cantalice», dice padre Marino. Dietro c'è l'asse «Amici di Francesco», Fondazione Varrone e Diocesi, e l'intesa tra i comuni del Montepiano che sta prendendo corpo per dare una governance unica al Cammino. I numeri danno ragione a padre Marino: «Abbiamo stimato sette, ottomila presenze l'anno di pellegrini nella valle, e solo il 10% poi va anche a Roma dice Chi viene qui viene a cercare lo spirito francescano delle origini». E, incredibile ma vero, Corriere o non Corriere, qui lo trova.
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