Rieti, tour enogastronomico
della Camera di commercio:
ecco i produttori locali green/Le foto

I protagonisti
di Fabiana Battisti
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Venerdì 22 Marzo 2019, 21:01 - Ultimo aggiornamento: 21:08

RIETI - Un tour enogastronomico tra territori, il social eating organizzato questa mattina presso "Le Tre Porte" dalla Camera di Commercio di Rieti. Colori, sapori, aromi, sorrisi, relazioni, spirito di iniziativa e cura dei dettagli sono stati gli ingredienti impastati dalla passione dei produttori locali.
 

 

Dalla piana di Amatrice a quella reatina, dai monti reatini alla sabina, dalle zone del turano a quelle del cicolano, senza dimenticare la preziosa collaborazione degli allievi dell'Istituto per I Servizi Alberghieri e Ristorazione di Rieti "Ranieri Antonelli Costaggini", le realtà coinvolte sono unite dal progetto 'Promo Rieti'. Il faro dell'iniziativa infatti punta ad illuminare la valorizzazione delle eccellenze, l'instaurarsi di rapporti attraverso la degustazione diretta e al turismo. Il Segretario Generale della Camera di Commercio Rieti, Gianluca Cipriano, sostiene che l'innovazione sta in "una formula promozionale delle produzioni tipiche reatine che ha voluto indirizzarsi anche alla comunicazione attraverso blog e social network, creando quindi un attrattivo binomio tra promozione delle tipicità e del turismo".

LE TESTIMONIANZE
Esiste una Rieti virtuosa e produttrice bio. La provincia è in questa ottica un mosaico dal cuore pulsante. Sono tante le imprese locali che fanno fatica ma, in linea con Slow Food, producono "buono, pulito e giusto", tra queste: Tularù, Facioni, Cantina Le Macchie, Zafferano di Roccaranieri, Ianus il genuino, Birrificio Brave Hop, D'Ascenzo, Le Fontanelle, Faraglia, Il Sambuco, Lenticchia di Rascino, Tenuta Santa Lucia, I Colli, Birrificio Alta Quota.
Nello specifico l'azienda agricola "Il Sambuco", leonessana, prende il nome dalla pianta che secondo il detto "se respirata fa bene ai polmoni". Si fa strada con caparbietà e fatica dal 2010, lavorando a regola d'arte con passione.

Dopo prove su prove, può vantare oggi la coltivazione del radicchio accanto ai prodotti tipici. 
Tularù invece a Cittaducale, dalla forza propulsiva triennale nel territorio può essere paragonabile alla Mulino Bianco reatina. Ciò che propone è la corresponsabilità della condivisione di un paesaggio, il cibo come bene sociale da recuperare sin dall'atto di produzione per ricostruirvi attorno una comunità complice e consapevole del suo valore.
Ma le eccellenze non mancano anche in tema di vini e birre. 
Dei primi sono esempi la premiata Tenuta Santa Lucia di Gabriella Fiorelli e la Cantina Le Macchie di Antonio Di Carlo. 

Master somelier, Fiorelli è l'ideatrice del primo extra-dry laziale, l'etichetta del quale si deve alla piccola nipotina Gabriella e consiste in un collage di recupero di carta usata, specchio della vena 'verde' dell'azienda. È invece il 'cesenese nero' la peculiarità di Di Carlo, che a Castelfranco con la viticoltura "eroica" di montagna ha sfidato il 'buco nero' reatino su scala nazionale, recuperando i ceppi autoctoni umbri e abbruzzesi e il valore storico del vino. 
Il Birrificio sabino Brave Hop nasce invece come hobby, quasi per gioco. Dopo sperimentazioni con miele, zenzero, cannella i giovani fondatori puntano tutto su una birra artigianale di qualità.

A distinguersi inoltre per il suo "Oro rosso" tra gli altri è l'azienda agricola "Longhi Catiuscia", che dopo un viaggio in Turchia nel 2012 ha deciso di piantare il vivo viola dei fiori dello zafferano a Roccaranieri, in terreni prima abbandonati e pieni di sassi alle spalle del Terminillo.
Infine c'è Ianus, il genuino, realtà profondamente antrodocana. Confetture, composte, liquori, dolci e l'Osteria rispecchiano la voglia di vincere lo spopolamento dilagante di una provincia difficile, per cui l'unica speranza risiede nel turismo ma anche in ciascun reatino, nella voglia di assaggiare, restare e conoscere.

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