Rieti, Camera di commercio: si procede a grandi passi alla fusione

Camera di commercio di Rieti
di Antonio Bianco
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Lunedì 19 Ottobre 2020, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 12:36

RIETI - Si procede a passi spediti nella fusione dell’ente camerale reatino con quello di Viterbo. A quanto apprende Il Messaggero, sarebbero state avviate le procedure per arrivare all’elezione del nuovo consiglio camerale. Primo step per la costituzione di tutti gli organi. Ed entro la fine dell’anno, dopo un parto travagliato, verrà con molta probabilità alla luce la nuova Camera di commercio dell’Alto Lazio. Il commissario straordinario nominato del Mise (ministero dello Sviluppo economico), Francesco Monzillo, sarebbe al lavoro per individuare – in base ad alcuni parametri come il fatturato presentato, il numero degli occupati, eccetera – quanti componenti spetteranno alle associazioni imprenditorialI nel nuovo consiglio dell’ente. Questo avverrà in base a una ripartizione dei seggi, e ad ogni associazione spetterà un certo numero di rappresentanti. 
E qui si giocherà la partita tra Rieti e Viterbo, dov’è inutile nasconderlo la Tuscia avrà sicuramente più peso “politico”. La Pisana poi chiederà, sempre alle associazioni, di indicare i propri nominativi, che saranno inseriti in una delibera del presidente Zingaretti, al quale compete nominare il nuovo consiglio camerale. Dopodiché si avrà un mese di tempo per scegliere il presidente della nuova Camera di commercio. Sul quale ci dovrà essere la convergenza della maggioranza dei consiglieri, pena il commissariamento. Scelto il vertice, ci sarà la nomina della giunta, l’organo esecutivo, che passerà da 8 a 5 membri, più il numero uno dell’ente. La riforma del 2016 prevede anche la riduzione dei membri del consiglio, che scenderanno da 28 a 16. Il nuovo ente camerale conterà oltre 60 mila imprese distribuite su un territorio di oltre 6 mila chilometri quadrati. L’accelerazione dell’iter di accorpamento è avvenuta dopo che il commissario straordinario dell’ente di via Borsellino, Giorgio Cavalli (nominato con decreto da Zingaretti), aveva ritirato il ricorso al Tar (Tribunale amministrativo del Lazio) che precedentemente aveva sospeso il processo di fusione, in attesa che la Corte costituzionale si pronunciasse in merito alla legittimità della legge delega di riordino del 2016 (governo Renzi). 
La Consulta aveva dichiarato costituzionale il provvedimento, ritenendo che fosse stato «rispettato il principio di leale collaborazione tra Stato e Regioni». E dunque si poteva procedere sulla strada dell’accorpamento.. In seguito è arrivata la scelta del commissario Cavalli e la fusione è diventata questione di mesi.

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