Rieti, autonomia o fusione dell’ente
camerale: attesa per la Consulta

Camera di commercio di Rieti
di Antonio Bianco
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Martedì 9 Giugno 2020, 00:46 - Ultimo aggiornamento: 13:31
RIETI -  Autonomia o fusione dell’ente ​camerale di Rieti: attesa per la Consulta.
C’è fermento e preoccupazione alla Camera di commercio di via Borsellino. A palazzo della Consulta a Roma, c’è la prima udienza pubblica sulla legittimità costituzionale della legge di riordino degli enti del 2016, che tra l’altro prevede la fusione dell’ente di Rieti con quello di Viterbo. La seduta era prevista per l’8 aprile scorso, ma l’emergenza pandemia ha fatto slittare il tutto agli inizi di giugno. Una decisione molto attesa quella della Consulta e dalla quale dipenderà il futuro della Camera reatina. In caso di illegittimità della legge, l’ente potrebbe continuare a mantenere la propria autonomia, in caso contrario la fusione con Viterbo diventerebbe inevitabile, con una conseguente perdita di peso “politico” della Camera reatina, dato che - a quanto si apprende - gli organi societari verrebbero traslocati tutti nel capoluogo della Tuscia.

Lo scenario
A Rieti si lascerebbero solo gli sportelli di prossimità territoriale. «Si rischia che tale funzione di impulso allo sviluppo possa essere limitata e indirizzata altrove», aveva tuonato il presidente della Confcommercio reatina, Leonardo Tosti. Con la riforma, inoltre, si prevede anche la modifica degli organi camerali. La giunta del nuovo ente sarebbe composta da 5 membri più il presidente: prima del commissariamento erano 9 in totale. Mentre i membri del consiglio passerebbero da 28 a 16. Resta sul tappeto anche il nodo delle aziende speciali, che andrebbero a fondersi pure loro: in questo caso però la sede principale dovrebbe restare quella Sabina. Ma come si è arrivati a questo punto? Come si ricorderà, l’ente di via Borsellino, sotto la guida dell’ex presidente Vincenzo Regnini, era stato una delle 18 Camere “ribelli”, che si era schierata contro la riforma voluta dall’allora governo Renzi. Ma Regnini non vedrà, almeno da presidente, il risultato della sua battaglia, perché nel frattempo il governatore Zingaretti ha commissariato l’ente il 27 febbraio scorso e ha nominato commissario l’avvocato Giorgio Cavalli. Dopo 14 anni finiva l’era Regnini. L’ex presidente era stato in carica oltre il suo mandato, perché - si era difeso - le procedure di scioglimento del consiglio camerale erano state sospese per effetto dell’entrata in vigore, nell’agosto 2018, del decreto del ministero dello Sviluppo economico. Ma dopo un po’ era lo stesso Mise a precisare che la sospensione del procedimento di accorpamento faceva venire meno il presupposto giuridico sul quale si fondava la legittimità della “prorogatio” degli organi camerali, tra cui anche la carica di presidente. La Regione a quel punto faceva sue le indicazioni del ministero e avviava il procedimento di scioglimento degli organi per procedere alla nomina del commissario Cavalli. Ora però gli occhi sono tutti rivolti a Roma. Al palazzo della Consulta.
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