Mariani elogia il Rieti: «Grande
prova di carattere dopo
una settimana difficile».
Marcheggiani: «Siamo vivi». Foto

I giocatori salutano il pubblico a fine gara (Foto Riccardo Fabi/Meloccaro)
di Marco Ferroni
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Domenica 22 Settembre 2019, 18:28 - Ultimo aggiornamento: 18:37

RIETI – Nonostante la pioggia ininterrotta che dalle prime luci dell’alba imperversa sul capoluogo sabino, un tiepido raggio di sole si è stagliato sullo “Scopigno” dove il Rieti ha saputo far abbozzare finalmente un mezzo sorriso ai tifosi del Rieti.
 

 

L’1-1 col Potenza è un risultato che, se da una parte lascia un pizzico di rammarico, dall’altra viene accolto come manna dal cielo, dopo sei sconfitte consecutive tra Coppa Italia e campionato. E nel dopo-gara anche il tecnico Alberto Mariani – che sette giorni fa esatti era, di fatto, ad un passo dall’addio -  ritrova verve e determinazione nell’esposizione verbale dei suoi concetti.

«C’è un pizzico di rammarico – dice Mariani - perché m’aspettavo questo tipo di gara dai ragazzi, ma il campo non ha agevolato di certo le nostre geometrie.  Forse abbiamo sbagliato qualcosa nelle uscite, palla al piede,  ma oggi mi preme sottolineare l’impegno di questi ragazzi e dedicare questa prestazione al nostro presidente Curci perché credo che lo meriti sia per quello che ha fatto finora, che per l’uomo che è».

E come se non fosse bastata una settimana di polemiche post-Casertana, di possibili esoneri ed una vigilia tutt’altro che serena, qualche ora prima della gara ecco anche il forfait di capitan Gigli, colpito da un attacco influenzale.
«Sì, problemi su problemi fino all’ultimo – ammette il tecnico -  con l’indisponibilità di Gigli in extremis a complicare ulteriormente le cose, ma nonostante tutto, eccoci qui, col ragazzino (Granata, ndr) gettato nella mischia, ma risultato uno dei migliori in campo e tutti a dare il 110% fino al 95’: dopo una sconfitta come quella di sabato non sarebbe stato facile per nessuno entrare in campo e fare questo tipo di gara, ma i miei ragazzi ci sono riusciti. E la disfatta di Caserta si è trasformata in una scintilla».

Tatticamente il passaggio dal 3-5-2 al 4-4-2 (un po’ per necessità, un po’ per annullare le caratteristiche dell’avversario) ha sortito gli effetti desiderati e Mariani, questo, lo ammette. «Non sono presuntuoso, ma consapevole: credo che noi dobbiamo studiare l’avversario fino a che non ci mettiamo in una zona di respiro. E il pensiero mio e dei miei collaboratori è stato: se loro col 3-4-3 hanno fatto male a tutti, due linee di quattro possono contenerli. Hanno preso campo, ma solo perché avevano un po’ più di serenità in testa. Lazzari? Bravo ad entrare in una partita difficile e soffrire insieme ai compagni: il gol ci può stare, sapevamo la forza di Vuletich soprattutto nel gioco aereo».

L’ultimo passaggio è rivolto ai giovani non ancora impiegati dall’inizio della stagione: Mariani sotto questo aspetto è realista e, forse, anche crudo ma tant’è. «I giovani, come qualcuno dei grandi – dice  - avranno spazio quando saranno pronti al di là del modulo e quando si riuscirà a respirare un’aria più serena: Granata lo avevamo visto bene già in settimana, lo abbiamo testato contro la Ternana e l’emozione lo ha tradito, ma siamo stati bravi a ricaricarlo ed oggi ha dimostrato di avere qualità».

Accanto a Mariani c’è Francesco Marcheggiani, al suo quarto centro stagionale (il terzo in campionato) che stavolta finalmente frutta qualcosa: un punto, quello della speranza, quello (si spera) della riscossa. «Il gol non è valsa la posta piena – racconta - ma per adesso ci accontentiamo. Abbiamo fatto una grande partita, forse colpa mia su quell’occasione finale che poteva essere quella del 2-1, peccato: dovevo tagliare verso la porta, ho perso il passo».

E’ uno dei “senatori” uno di quelli che questa serie C se l’è guadagnata sul campo e oggi, con un anno di ritardo, la sta onorando a dovere. In settimana è stato tra coloro che ha cercato di isolare lo spogliatoio, ovattare l’ambiente e preparare la sfida col Potenza.

«Sì, ma non ci siamo inventati nulla di particolare – racconta il bomber di Tarano - sapevamo che dovevamo solo fare una prova d’orgoglio, perché a mio avviso è stato celebrato un funerale di un non morto.  Il calcio è bello perché hai sempre la possibilità di rifarti: a Catanzaro andremo senza paura, poi si può anche perdere. Il 6-1 di sabato? Se doveva accadere, meglio sei tutti insieme che in sei partite differenti».

Sul fronte lucano, invece, il tecnico del Potenza Giuseppe Raffaele mette in risalto la buona prova dei suoi e definisce “giusto ed equo” l’1-1 finale, anche se… «Primo tempo giocato a senso unico – spiega in sala stampa - la gestione della palla è stata sempre la nostra: peccato di leggerezza nella finalizzazione, poi ci siamo trovati addirittura in svantaggio con un episodio e loro hanno raddoppiato le forze.  Siamo riusciti a riprenderla con Vuletich e abbiamo provato a vincerla, ma il campo era molto pesante che ci ha costretto ad un paio di cambi non preventivati perché alcuni elementi non ne avevano più.
Alla fine per come si era messa, averla pareggiata è un buon segno. Pensiamo già a mercoledì contro la Sicula».

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