Rieti, l'eterno Giampiero Sabuzi
valore aggiunto del Selci: «Mi
diverto e faccio crescere i giovani»

Giampiero Sabuzi
di Renato Leti
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Giovedì 21 Marzo 2019, 10:59
RIETI – L’eurogol messo a segno sabato scorso con la maglia del Selci nel vittorioso incontro col Piazza Tevere (ottava giornata di ritorno del campionato di Seconda categoria) ha suscitato tra i compagni di squadra ed il numeroso pubblico presente sulla tribuna del campo “Fabio Gori” un entusiasmo incredibile che si è protratto fino al termine della gara stessa.

L’episodio assume una connotazione particolare se si considera che l’autore del gol è un “ragazzo” di 46 anni che dopo una carriera ultratrentennale maturata nei campionati di Promozione ed Eccellenza trova ancora l’entusiasmo e gli stimoli giusti per recitare sul campo di gioco una parte importante.

Giampiero Sabuzi, difensore nato a Roma il 18 giugno 1973, è un professionista dello sport: laureato in Scienze Motorie, è l’amministratore ed istruttore del centro sportivo “Sport Shuttle 3.0” di Selci Sabino che comprende Scuola Calcio, Scuola Nuoto e Palestra.

Può riassumerci la sua carriera calcistica?
«Ho iniziato nel settore giovanile di Forano e di Passo Corese dove ho disputato un anno in Promozione ed uno in Eccellenza. Per tre anni ho indossato poi la maglia del Montopoli in Promozione ed altri due dopo la fusione col Sabinia in Eccellenza: nella stessa società ho proseguito successivamente con l’incarico di istruttore della scuola calcio. Dopo la pausa dovuta al servizio militare ho ripreso con il Torri in Sabina in Promozione e con il Cantalupo allenato da Adriano Calenda in Prima categoria. Sempre in Prima disputai un bel campionato con lo Stimigliano (chiamato dal presidente Augusto Angeletti, prematuramente scomparso) con la vittoria finale che ci portò in Promozione sotto la guida del mister Stefano Rodolfi. Quindi il Selci di Lamberto Luciani e poi una pausa: il matrimonio e la nascita di Rocco ed Ettore che adesso giocano e che mi regalano ulteriore entusiasmo».

Una pausa sicuramente temporanea?
«Sì, sotto la spinta dei miei amici Rocco Giorgini e Federico Tessicini ho ripreso con il Cantalupo e successivamente con il Selci del presidente Giancarlo Antonini, mancato con grande dispiacere cinque anni fa».

E oggi si continua con il Selci del mister Simone Scaricamazza?
«Mi fa piacere essere guidato da lui e dell’atteggiamento che ha nei miei confronti: ci tengo ad essere trattato come tutti gli altri compagni e gli rivolgo pubblicamente un plauso per l’ottimo lavoro che sta facendo con la squadra».

Nel corso della sua carriera ha conosciuto diversi allenatori: chi ricorda in particolare?
«Su tutti Franco Grillo, una guida inimitabile sia dal punto di vista calcistico che da quello umano.; per l’alto spessore tecnico ricordo soprattutto Massimiliano Cherri, ambedue conosciuti nel Sabinia».

E tra i giocatori?
«I miei ex compagni di squadra Rocco Giorgini, Pietro Montico e Antonio Turchetti».

Il suo attuale lavoro con la Scuola Calcio?
«Premetto che con la società del Selci in Seconda categoria sono impegnato solo come calciatore mentre con la Scuola Calcio, insieme ad altri istruttori laureati in scienze motorie o con qualifica Uefa B e C, siamo affiliati alla SS Lazio e abbiamo oltre duecento iscritti che disputano tutte le categorie giovanili».

Un lavoro fatto di attenzione e scrupolo?
«Il massimo che si possa fare: al centro deve esserci il bambino che deve crescere sotto il profilo etico, morale e sportivo. Di proposito coinvolgiamo i genitori in riunioni mensili in cui si discute e si esorta a creare le migliori condizioni affinchè i bambini diventino uomini prima che calciatori».

Il tutto è importante anche a livello personale?
«Sicuramente se ancora scendo in campo e mi accorgo di poter stare al passo con i compagni più giovani, parte del merito è anche della mia attività quotidiana di istruttore».

E un'altra parte del merito?
«Di mia moglie Liana che da anni accetta con pazienza il mio impegno sportivo e che a modo suo mi trasmette fiducia e condivisione di ideali».

Il calcio di oggi com’è?
«Forse è diminuito il tasso tecnico rispetto agli anni passati ma è un gioco che continua ad avere il proprio fascino anche in categorie inferiori. In un paese, ad esempio, anche la “piccola” squadra può costituire un valore di aggregazione socio-sportivo non indifferente».

Insomma, si va avanti…?
«Se ci ritroviamo qui oggi…io con gli scarpini e lei con penna e taccuino come 25 anni fa…beh, sicuramente significa che sport e passione esistono ancora!».
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