Uccise l'amico durante battuta di frodo al cinghiale alla Riserva dei Laghi: condannato a sedici mesi

Uccise l'amico durante battuta di frodo al cinghiale alla Riserva dei Laghi: condannato a sedici mesi
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Venerdì 27 Novembre 2020, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 22:39

RIETI - Incidente di caccia nella Riserva: 16 mesi (pena patteggiata) e sospensione condizionale della pena per il 61enne Gianfranco Smordoni. Ieri il Gup del tribunale di Rieti, Floriana Lisena - ritenendo congruo l’accordo tra le parti processuali, (pm Edoardo Capizzi e il legale di fiducia dell’imputato Roberto Baldi) - ha disposto un anno e 4 mesi di condanna per il 61enne reatino, accusato di omicidio colposo, per aver accidentalmente esploso il colpo che uccise l’amico Rino Rossi, 51 anni, in un appostamento di frodo per la caccia al cinghiale nella Riserva dei laghi Lungo e Ripasottile, in una zona dove la caccia è sempre vietata.

Una scelta processuale e giuridica che - oltre al riconoscimento premiale della riduzione di un terzo della pena - va a chiudere - come sottolineato dall’avvocato Baldi, «una tragica e dolorosa vicenda che ha segnato per sempre due famiglie».

Contestuale la costituzione delle parti civili (avvocati Egidio Sabetta, Iva Sciri e Paolo Pirani in rappresentanza dei tre figli della vittima).

Erano circa le 18.30 del 18 novembre 2018: era buio quando i due cacciatori - legati da una lunga amicizia e compagni di caccia - si erano appostati nell’area protetta per una battuta non autorizzata e oltre l’orario consentito, in un terreno agricolo di mais sfalciato in località Cese-Settecamini. Dalla carabina di Smordoni, regolarmente detenuta, partì quel colpo fatale che colpì Rossi da circa 200 metri percorrendo una traiettoria trasversale per poi colpire il cacciatore all’altezza del petto.

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