Rieti, la super rimonta Npc su Roma
e quel precedente di 42 anni fa
della Brina contro Milano

La Brina 1976/77
di Luigi Ricci
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Martedì 19 Marzo 2019, 15:01
RIETI - L’epica rimonta da -21 della Zeus Energy Npc ai danni della Virtus Roma pone la domanda se esistano precedenti del genere nella storia del basket reatino. Ebbene la risposta è sì. Ma bisogna andare indietro di ben 42 anni, nel campionato 1976/77. Ma procediamo con ordine.
 
La Brina era appena retrocessa in A2 e, allenata da Elio Pentassuglia, era in piena ricostruzione: via Lauriski, Vendemini e Gennari, le chiavi della regia furono affidate a Brunamonti e Sanesi, venne lanciato definitivamente anche Zampolini e a fare da chioccia c’era l’ex olimpionico Cerioni. In panchina i veterani Marisi e Kunderfanco, insieme agli imberbi Torda e Blasetti. Inoltre quell’anno la federazione ammise di tesserare un oriundo al fianco dell’unico straniero. Purtroppo la validissima ala-pivot Mike Grosso, dopo un provino segreto a Rieti, aveva un problema un ginocchio e così Willie Sojourner, appena ingaggiato, oltre a Zampolini, poteva contare sotto canestro solo sull’appoggio di Danilo Bianchi.
 
La Brina puntava alla poule promozione mentre la favorita numero 1 era il Cinzano Milano che schierava il pivot bianco Lars Hansen, dal breve passato Nba, e l’ala italoamericana Charles Menatti (D’Antoni e Sylvester giunsero l’anno dopo). Il resto della squadra era composto dai lunghi Vecchiato e Ferracini, mentre gli esterni erano Brumatti, i gemelli Boselli e Bianchi. All’andata Milano dominò vincendo 101-77 ma al ritorno a Rieti i milanesi, allenati da Pippo Faina, non erano ancora riusciti a dominare la regular season come sperato ed erano terzi, due punti avanti alla Brina.
 
Nel match di ritorno gli ospiti partirono fortissimo e a inizio ripresa – all’epoca si giocavano ancora due tempi da 20 minuti - erano avanti di 18 punti, mentre l’arbitraggio non era dei migliori e subiva il blasone dei lombardi. L’atteggiamento dei milanesi era un po’ arrogante, compreso quello di un paio di giornalisti del nord inviati a Rieti. All’ennesima discutibile decisione arbitrale contro la Brina, il palasport esplose e letteralmente si scatenò. Il tifo più selvaggio mai visto al Palaloniano coinvolse anche la squadra. Sojourner, da sempre campione di correttezza, con una gomitata ruppe il naso allo spigolosissimo Hansen che uscì sanguinante. Fu l’unica volta che Willie fece qualcosa del genere. Sembrava di essere al Colosseo. Gli arbitri, Totaro e Bottari, sentivano l’alito dei tifosi, e anche qualcos’altro, sul collo. Il Cinzano scomparve, la Brina operò una rimonta incredibile, se si pensa che ancora non esisteva il tiro da 3 punti, e vinse 94-91 (Sojourner e l’ex scarpetta rossa Cerioni 25, Zampolini 15, Brunamonti 14, Marisi 11).

«Abbiamo dato tutto in quella partita – ricorda Roberto Brunamonti – io crollai nello spogliatoio spossato dai crampi alle gambe. Ero talmente stremato che, tornando a Spoleto, non riuscivo neanche a guidare. Ma la scena più bella fu vedere Il presidente Milardi entrare nello spogliatoio e crollare anche lui esausto su una panca e dire: questa sera mi avete dato una grande soddisfazione». Quella di avere sconfitto la Milano del presidente Adolfo Bogoncelli e di Cesare Rubini. Quest’ultimo a fine gara, non del tutto a torto, ebbe da recriminare e promise che la storia non sarebbe finita lì. Milano infatti presentò reclamo mentre il match ebbe anche diversi strascichi sui giornali con botte e risposte tra cronisti divisi da passioni diverse. Addirittura venne perfino messa in dubbio la regolarità del tesseramento di Sojourner. Ma un paio di verifiche confermarono che tutto era in regola. Il reclamo fu rigettato.
 
La regular season terminò con la Brina al 4° posto (30 punti) dietro a Genova (32), Fernet Tonic Bologna (34), Cinzano (36). Milano fu promossa in A1 mentre la Brina perse 79-72 lo spareggio a Bologna contro Gorizia Ma poi Rieti si sarebbe ampiamente rifatta con gli interessi negli anni successivi.
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