Fallimento della cava di Cittaducale:
Beccarini e la moglie in aula per
l'ipotesi di bancarotta fraudolenta
accuse pure al sindaco di Borgovelino

Fallimento della cava di Cittaducale: Beccarini e la moglie in aula per l'ipotesi di bancarotta fraudolenta accuse pure al sindaco di Borgovelino
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Martedì 17 Luglio 2018, 07:32 - Ultimo aggiornamento: 13:54
RIETI - Scaltri faccendieri, capaci di sottrarre ingenti somme dalle casse della società di cui avrebbero dovuto tutelare gli interessi, falsificando libri e scritture contabili, o inflessibili professionisti, pagati caro solo per i tanti servizi resi? Domanda legittima e che troverà oggi una prima risposta di fronte al giudice per l’udienza preliminare, chiamato a decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio della procura della Repubblica di Rieti nei confronti di cinque imputati, accusati di concorso in bancarotta fraudolenta, documentale e patrimoniale, per il fallimento della cava San Cristoforo di Cittaducale di Orlando Micaloni, rappresentata in giudizio dall’avvocato Francesco Persio.

I CINQUE SOTTO ACCUSA
Tra le persone sotto accusa ci sono Federica Tiezzi, 53 anni, commercialista e presidente dell’Oref, l’organo di revisione contabile del Comune di Roma che per due volte ne ha bocciato il bilancio, suo marito Michele Beccarini, 47 anni, architetto ed ex assessore provinciale all’Ambiente (difeso dall’avvocato Luca Conti), il sindaco di Borgo Velino Emanuele Berardi, 42 anni (difeso dagli avvocati Mario Bellavista e Cristina Maria Bordonaro), e il liquidatore della società fallita, Gabriella Scorretti, 76 anni, rimasta in carica dal 1995 al 2001. Nei guai, ma risultata estranea alla bancarotta, anche una commercialista reatina per alcune irregolarità rilevate nella tenuta di libri contabili.

L'INCHIESTA DELLA FINANZA
Secondo l’inchiesta della Brigata di Antrodoco della Guardia di finanza, coordinata dal pm Rocco Maruotti, Beccarini, Tiezzi e Berardi si sarebbero appropriati di 63.054 euro prelevati da un libretto di deposito, aperto presso l’agenzia di Rieti della Banca popolare di Puglia e Basilicata, dei quali 26.990 senza alcuna giustificazione e 36.064 per coprire fatture emesse per operazioni di fatto inesistenti. Denaro sottratto ai creditori e utilizzato, tra l’altro, per acquistare un’auto ad uso personale e pagare le rimanenti rate di un mutuo.

IL RUOLO DELLA COPPIA BECCARINI-TIEZZI
Le indagini, a suo tempo condotte dalla Finanza, hanno fatto emergere un ruolo chiave nella vicenda della coppia Tiezzi-Beccarini.
La prima, secondo le fiamme gialle, nella sua qualità di «depositaria delle scritture contabili della cava», avrebbe realizzato in concorso con gli altri soggetti «un disegno predeterminato», finalizzato alla «distrazione, occultamento e spendita di risorse finanziare della società». Nello specifico, «il denaro della società» sarebbe stato distratto «per scopi personali e comunque estranei all’attività sociale in favore del liquidatore e a vantaggio della stessa dottoressa Tiezzi e del coniuge Beccarini, attraverso il pagamento di fatture per operazioni tutto o in parte inesistenti emesse dai professionisti».

Per quanto riguarda Beccarini, la Finanza evidenzia invece che «in ogni circostanza emerge l’ingerenza diretta dell’architetto. E’ lo stesso professionista che «dopo essere riuscito ad impossessarsi delle quote della cava, tramite il prestanome Berardi, compie una serie di comportamenti, in concorso con la moglie, con l’unico scopo di procurarsi sempre e comunque un profitto personale».
 
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