Lettere anonime all’ordine del giorno, spesso contenenti minacce personali. Livori e voglia di vendetta che trasudano in ogni reparto, antipatie personali che sfociano in aperto ostruzionismo, resistenze strenue, tese a difendere solo rendite di posizione. Una situazione al limite della vivibilità che, nonostante l’innegabile impegno profuso dal suo arrivo (14 mesi fa) e molti risultati ottenuti, avrebbe già portato la direttrice generale Marinella D’Innocenzo a un passo dalle dimissioni.
Dimissioni al momento riposte in un cassetto solo dietro un feroce pressing dei suoi più stretti collaboratori ma la cui possibilità non è affatto tramontata. E non sarebbe la prima ad arrendersi ad un clima di veleni, vendette, sgambetti, maldicenze e resistenze passive. Risalgono solo a un mese fa - era lo scorso 12 maggio - quelle della dottoressa Velia Bruno, direttore sanitario dell’azienda che a Rieti ha retto solo tre mesi tre. Forse, per risolvere qualche problema della sanità reatina ci sarebbe bisogno di un esorcista più che di un buon medico o dirigente sanitario.
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