RIETI - È stato arrestato nel centro storico di Rieti, dove si trovava ai domiciliari, uno dei 25 nigeriani indagati al termine dell’operazione “Hello bross” partita dalla Procura distrettuale antimafia di L’Aquila sulla nuova mafia nigeriana e che ha interessato ben 14 province italiane. Nel capoluogo gestiva una serie di attività illecite di vario genere ed era già stato destinatario di un provvedimento restrittivo nell’ambito della maxioperazione “Angelo nero” condotta dalla IV Sezione antidroga della Squadra mobile di Rieti nel febbraio dello scorso anno. Ora è tornato di nuovo in manette il 37enne nigeriano Charles Efionayi finito, lo scorso lunedì, nella rete dell’operazione antidroga “Hello bross”, condotta dalla Squadra mobile di L’Aquila, dalla Sezione di Pg e dal Servizio centrale operativo. Arrestati 25 affiliati della mafia nigeriana appartenente alla Black Axe, presenti in 14 province italiane.
Il risvolto locale
Il 37enne nigeriano - in riferimento all’operazione della Mobile reatina “Angelo nero” del 2020 - rivestiva un ruolo di spicco e di un certo rilievo nell’organizzazione criminale che gestiva il principale canale di traffico di eroina, cocaina e marijuana sulla piazza reatina insieme ad altre figure comprimarie.
Le accuse
Tutti i 25 arrestati risultano ora indagati per associazione di stampo mafioso finalizzate al compimento di numerosi reati, tra cui traffico di stupefacenti, immigrazione clandestina, sfruttamento della prostituzione, truffe informatiche e riciclaggio. Ora si indaga e si approfondisce il ruolo e le attività svolte dal 37enne che, proprio a Rieti, gestiva e coordinava affari illegali e svolgeva attività illecite su più fronti e non soltanto legate al traffico e allo spaccio di droga. Su questi aspetti gli investigatori della Mobile reatina - guidata dal dirigente Antonella Maiali - stanno ora effettuando ulteriori approfondimenti e riscontri. Infatti agli indagati vengono contestate anche condotte criminali “moderne” e cybercrime che punterebbero a realizzare, attraverso frodi informatiche, una serie di operazioni di riciclaggio in beni mobili (acquisti su siti e-commerce) e immobili (proprietà in Nigeria). Proprio seguendo il capo per due anni, la polizia ha ricostruito la complessa attività che ha toccato le numerose province italiane tra cui Rieti. Tra i reati più monitorati, proprio le truffe informatiche, che consistevano nell’acquisto di bitcoin, con i quali venivano poi comprate, nel mercato del darknet, le carte di credito clonate utilizzate per l’acquisto di beni e servizi.
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