Amatrice, crolli Ater nel sisma: chiesta in Appello la conferma delle condanne

Piazza Sagnotti dopo il terremoto
di Fabrizio Colarieti
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Venerdì 8 Luglio 2022, 00:10

RIETI - Le condanne sono da confermare. È la richiesta formalizzata ieri dal sostituto procuratore generale di Roma, Francesco Mollace, nel corso del processo d’Appello per il crollo delle due palazzine ex Iacp-Ater di piazza Augusto Sagnotti, ad Amatrice, che, in seguito al sisma del 24 agosto 2016, causò la morte di 19 persone. Al termine della sua requisitoria, Mollace ha chiesto di ribadire i nove anni di reclusione inflitti in primo grado a Ottaviano Boni, all’epoca direttore tecnico dell’impresa costruttrice Sogeap, i sette anni a Corrado Tilesi, ex assessore del Comune di Amatrice e i cinque anni e 8 mesi a Maurizio Scacchi, geometra della Regione Lazio-Genio Civile. Per Luigi Serafini, la Corte d’Appello ha disposto lo stralcio della posizione, rinviando all’udienza del 22 settembre, per accertare le sue condizioni di salute; mentre il quinto imputato, Franco Aleandri, allora presidente dello Iacp, è nel frattempo deceduto. La procura generale contesta agli imputati i reati di omicidio colposo plurimo, crollo colposo, disastro e lesioni.

I passaggi. Il tribunale di Rieti, l’8 settembre 2020, li aveva condannati tutti a complessivi 36 anni di reclusione e al risarcimento dei danni da quantificare in sede civile anche a carico dei responsabili civili (Ater, Regione Lazio e il Comune Amatrice). «Siamo soddisfatti delle richieste del sostituto procuratore generale Francesco Mollace - ha detto l’avvocato Wania Della Vigna, legale che rappresenta nel procedimento quaranta parti civili - che ha aperto la sua requisitoria con l’immagine dei crolli, dei morti di Amatrice: immagini di dolore, di morte.

Il pg ha ribadito che il rispetto per i morti va fatto con assoluto rigore delle analisi delle carte processuali». Secondo le conclusioni dell’inchiesta, condotta dal pm Rocco Gustavo Maruotti, e dei periti che hanno indagato sulle cause dei due crolli, non fu solo il terremoto a causare quelle vittime ma, soprattutto, l’incuria dell’uomo. Le due case popolari, oltre ad essere abusive, erano, infatti, anche costruite male. Talmente male che non avrebbero potuto sopportare un sisma, anche di magnitudo inferiore a quello che si registrò ad Amatrice e Accumoli la notte del 24 agosto 2016. Una tomba per 19 dei 21 inquilini che quella notte non uscirono vivi da quei condomini, crollati a «pancake», cioè un solaio sopra l’altro, come hanno sostenuto i periti dopo aver analizzato ciò che rimaneva di pilastri troppo sottili, armature esigue e calcestruzzo a bassa resistenza. Case costruire «in maniera scellerata», ha affermato il sostituto procuratore generale, ricordando che «quei morti non hanno più visto sorgere il sole».

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