Rieti, crollo dell'Hotel Roma di Amatrice: via al processo

Hotel Roma
di Emanuele Faraone
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Venerdì 15 Ottobre 2021, 00:10

RIETI - Apertura dibattimentale per il processo sul tragico crollo del noto Hotel Roma di Amatrice, il cui collasso, la notte del sisma del 24 agosto 2016, causò la morte di sette ospiti. Ieri nell’aula “C” del tribunale di Rieti davanti al giudice monocratico, Alessio Marinelli ha avuto inizio il processo con la richiesta delle parti di citazione in giudizio del Comune di Amatrice in qualità di responsabile civile. Istanza successivamente accolta dal provvedimento del giudice. In aula presente l’unico imputato, l’84enne ingegnere Ottaviano Boni, all’epoca dei fatti direttore dei lavori e che ora dovrà rispondere – assistito dal proprio legale di fiducia Marco Olivetti del foro di Roma – delle accuse di omicidio e disastro colposo. Nel procedimento erano imputati altri quattro soggetti, deceduti poi durante la fase istruttoria o nel corso degli anni. In aula – parte civile rappresentato dal proprio avvocato, Gregorio Equizi del foro di L’Aquila – c’era anche Marco Gianlorenzi che nel crollo della struttura ricettiva ha perso il fratello Matteo, venditore ambulante orvietano di 44 anni e la cognata Barbara Marinelli, insegnante 42enne, moglie di quest’ultimo. 
Marco subito dopo il sisma – con la cognata e il fratello ufficialmente dispersi – si lanciò insieme ai soccorritori alla ricerca dei propri cari: «Loro erano qui per la sagra degli spaghetti – racconta Marco – mio fratello veniva ogni anno e quel giorno la moglie lo seguì per trascorrere qualche giorno con lui in attesa della riapertura dell’anno scolastico. Questi fatti risalgono al 2016 ed oggi siamo qui, dopo 5 anni, ancora alla prima udienza dibattimentale. Da questo processo ci aspettiamo delle risposte e soprattutto capire se ci siano state o meno delle responsabilità umane. Oggi per me è molto importante essere qui – chiude Gianlorenzi con amarezza – non solo per i miei cari ma per tutte le vittime di quel crollo. Mio fratello e mia cognata sono deceduti per asfissia e i loro corpi furono recuperati soltanto quattro giorni dopo. Quelle morti potevano essere evitate». 
Nel vivo l’avvocato di parte civile, Equizi: «Come dettagliatamente ricostruito dalla Procura, è evidente che vi furono responsabilità umane. L’Hotel Roma risultava di fatto essere un coacervo di abusi nell’abito di una serie di condotte omissive e negligenze». 
Ottaviano Boni si occupò di un intervento parziale, un «piccolo ampliamento laterale tra il 1973 ed il 1975» e rispetto a questa tipologia di opera strutturale ha chiosato un commento il proprio difensore, Olivetti: «Il realizzato di Boni fu l’unica parte di edificio che rimase in piedi resistendo alla violenta sollecitazione sismica. Ci saranno perizie e consulenze tecniche a dimostrarlo nel corso dell’istruttoria dibattimentale». Altre costituite parti civili erano rappresentate in aula dall’avvocato Luigi Scipione. 
Trenta camere, tre piani interrati e tre fuori terra, l’Hotel Roma ospitava almeno 70 persone la notte del sisma, più di 100 anni di storia, prima solo ristorazione poi albergo e ristorante. Era stato inaugurato nel 1897, tra le righe del menu anche il “risotto papale” con formaggi dei pastori dei monti della Laga, lo stesso cucinato dallo chef e servito a tavola al pontefice Giovanni Paolo II in visita ad Amatrice. Una storia crollata e spazzata via alle 3.36 del 24 agosto 2016. Ma ora sarà il dibattimento che riprenderà nel prossimo mese di dicembre a fare luce su quanto avvenuto e se – come evidenziato nel castello accusatorio della Procura – ci furono «carenze e violazioni di legge sia in fase progettuale che esecutiva».

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