Rieti, accoglienza truffa: agli immigrati anche cibi scaduti

Agli immigrati cibi scaduti
di Emanuele Faraone
2 Minuti di Lettura
Giovedì 26 Settembre 2019, 10:41 - Ultimo aggiornamento: 20:22
RIETI - L’inchiesta della procura reatina e condotta dalla Guardia di finanza sulle attività del consorzio di cooperative Te.Sa scoperchia, di fatto, un sommerso di condotte illecite sul sistema accoglienza i cui finanziamenti statali venivano – secondo le risultanze investigative e patrimoniali – distratti dai 5 imputati per attività di catering, ristorazione, ricettività e alloggio. Accuse circostanziate e pesanti, con gli immigrati che avrebbero ricevuto anche derrate alimentari scadute, che sono state categoricamente smentite dalle difese e che in sede dibattimentale e di contradditorio saranno oggetto di esame e di contestazioni. Nel fascicolo della procura nelle competenze del pm Rocco Gustavo Maruotti si parla di «un’associazione per delinquere» finalizzata alla commissione truffe e malversazioni ai danni delle amministrazioni statali e di vari Enti pubblici con particolare riferimento alla stipula di una convenzione con la Protezione civile della Regione Lazio per la quale veniva versata una somma pari a 42,50 euro al giorno per ogni immigrato ospitato di cui 40 direttamente corrisposti alla Te.Sa e 2,50 euro liquidati sempre al medesimo consorzio ma da consegnare al singolo rifugiato come “pocket money” omettendo però di consegnarli agli aventi diritto ai quali, oltre ad essere forniti alloggi in locali inadeguati, venivano somministrati pasti insufficienti, esiguo vestiario e nessuna possibilità di partecipare a corsi di formazione o eventi culturali. Tutto questo, in sostanza, acquisendo inoltre quelle somme di denaro residue distratte verso attività collaterali di ristorazione per l’acquisto, ad esempio, di miele tartufato, faraona, prosecco, porcini, bresaola e altri cibi di pregio.

Inoltre secondo il fascicolo della procura sarebbero stati rilevati presunti raggiri confermando la disponibilità ad ospitare 200 migranti pur essendo privi di strutture idonee solo successivamente reperite e per altro insufficienti anche per i soli 65 immigrati accolti. Ma i 5 imputati dovranno soprattutto rispondere della produzione di fatture riepilogative delle spese comprovanti l’acquisto di alimenti poi destinati ad attività di ristorazione principalmente gestita dalla coop 3T Eventi nell’Oasi francescana di Sant’Antonio al Monte mentre in realtà distribuiva agli assistiti soltanto riso, pasta, pomodoro, pollo e patate. omettendo, tra le altre contestazioni, servizi di accoglienza e integrazione così da indurre in errore la Protezione civile sui requisiti necessari al fine dell’ottenimento prima della convenzione e poi sulla destinazione dei fondi concessi per un ammontare complessivo di circa 660mila euro. Per le difese (avvocati Patarini, Marrocco, Angeletti e Boncompagni) tutte contestazioni incongruenti e contraddittorie. Ma sulla vicenda si allunga anche l’ombra di presunte minacce che alcuni richiedenti asilo avrebbero subìto nel momento in cui sarebbero scattate le indagini della Guardia di finanza al fine di non deporre o deporre il falso. Altra pagina processuale sarà quella poi quella del risarcimento dei danni subìti dagli immigrati, rappresentati in giudizio dall’avvocatessa Monica Mariantoni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA